Terrore e omicidio a San Giuliano: “Guardami o ti taglio la gola: sono il nipote di Vallanzasca”

Barista, meccanico e ristoratore minacciati e aggrediti dal detenuto che poi ha investito e ucciso l’anziano in bicicletta. "Quel ragazzo era una furia: violento, diceva cose senza senso"

I soccorsi per l'anziano travolto e ucciso dal detenuto

I soccorsi per l'anziano travolto e ucciso dal detenuto

“Quel ragazzo era una furia. Mi ha afferrato alla gola e buttato giù dalla sedia a rotelle. Gridava: “guardami in faccia, o ti ammazzo“. Diceva anche “Sono il nipote di Vallanzasca” e altre cose senza senso. Mio figlio ha cercato di aiutarmi, ma è stato messo in un angolo e picchiato a sua volta. Cinque minuti da incubo".

Claudio Carnevali, 66 anni, titolare di un’autofficina a San Giuliano, racconta così la terribile esperienza di lunedì pomeriggio quando lui e il figlio Federico sono stati aggrediti dal 25enne Vasco Dall’Osto che poi ha investito e ucciso l’anziano in bicicletta. Un epilogo tragico giunto dopo venti minuti di follia quando il detenuto ha di fatto tenuto in ostaggio e minacciato più di una persona.

Il giovane si trovava a Sesto Ulteriano per conto della cooperativa Fuoriluoghi di Peschiera Borromeo, che si occupa del reinserimento di soggetti fragili. Doveva eseguire lo sgombero di uno stabile dismesso, vicino alla chiesa. "Ha consumato un paio di birre al tavolo e ne ha acquistate altre, da portare via. Sette in totale, e una Red bull – racconta Gaetano Carpitella, titolare del bar -. In quel momento sembrava tranquillo". Ma tranquillo non lo era già più quando Tiziano Pastore, gestore del bar trattoria Da Michele, ha sentito del trambusto in strada e si è affacciato sull’uscio del proprio locale.

"Ho visto un omone che trafficava con una bicicletta, davanti alla farmacia – ricorda -. Lui mi ha guardato e ha fatto il gesto di tagliarmi la gola, intimando ‘chiudi la porta, infame’. Allora sono rientrato nel locale e ho abbassato la claire, mentre quello scagliava in aria un posacenere. Ho riaperto solo un’ora dopo".

Quando il 25enne ha raggiunto l’autofficina Carnevali, dove intendeva procurarsi i cavi per riavviare il furgone in avaria, "ha subito detto che era un carcerato, come se volesse metterci in guardia. Poi ci ha consegnato un cellulare, a garanzia del fatto che ci avrebbe riportato il buster con i cavi – racconta il figlio del titolare -. Noi abbiamo cercato di assecondarlo in tutto, ma non è bastato: è diventato aggressivo, diceva che se non lo avessimo aiutato ci avrebbe ammazzati. Poi è iniziato il pestaggio. Ho cercato di difendere mio padre, ma quel ragazzo era molto corpulento e ogni volta mi ributtava giù. Solo quando è sopraggiunto il suo collega ha finalmente smesso".

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