GABRIELE MORONI
Cronaca

Guido Salvini, dalla verità su piazza Fontana al calcioscommesse: una vita in magistratura. “Ai giovani dico siate curiosi”

Milano, va in pensione il giudice dei misteri d’Italia dopo 40 anni di lavoro: “Ho seguito l’esempio di mio padre. Sono sempre stato lontano dalle correnti del Csm”

Guido Salvini: a sinistra una foto degli anni 90, a destra una foto di quest'anno

Guido Salvini: a sinistra una foto degli anni 90, a destra una foto di quest'anno

Milano – Settant'anni compiuti l’11 dicembre, un giorno prima del 54° anniversario della strage di piazza Fontana. Coincidenza e insieme potenza evocatrice delle date. Guido Salvini: una vita, oltre quarant'anni, per la magistratura, che spesso si è intrecciata con la Storia, le grandi tragedie, i grandi enigmi italiani.

Estremismi rossi e neri

Magistratura nel destino perché il padre, Angelo, è giudice. Salvini si laurea nel 1978. Qualche anno da assistente universitario e nel 1982 l'ingresso in magistratura, giudice istruttore a Milano (sarà poi giudice delle indagini preliminari). Anni foschi, roventi. Salvini è impegnato nelle inchieste sul terrorismo di sinistra (la colonna milanese delle Brigate Rosse, Prima Linea, Autonomia Operaia) e di destra (i N.A.R., i neofascisti del Nuclei Armati Rivoluzionari). Si arriva alla scoperta dei responsabili, appartenenti al servizio d'ordine di Avanguardia Operaia, dell'omicidio di Sergio Ramelli, lo studente missino ucciso a sprangate nel 1975, e dei responsabili, legati all'Autonomia Operaia, dell'uccisione del brigadiere Antonino Custra, in via De Amicis, a Milano, il 14 maggio 1977.

Fausto e Iaio

“Un momento – dice Salvini del suo lavoro sugli estremismi di destra e di sinistra – certamente molto intenso è stata la scoperta dei responsabili dell'omicidio Ramelli, lo stesso impegno che vi è stato per Fausto e Iaio (Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, i due giovani militanti di sinistra uccisi a Milano il 18 marzo 1978, ndr), per i quali purtroppo non sappiamo ancora la verità”.

Il terrorismo

L’impegno del magistrato scorre in parallelo con quello dell'uomo che ha davanti a sé il dramma di una generazione. "I momenti più coinvolgenti di questi quarant'anni di lavoro sono stati certamente gli anni del terrorismo, durante i quali io e altri colleghi siamo riusciti a convincere centinaia di giovani ad abbandonare la lotta armata e a reinserirsi nella società. Così come sono state coinvolgenti, per me che ero studente all'epoca dei fatti, le indagini che hanno consentito di dare una paternità storico-giudiziaria alla strage di piazza Fontana”.

Piazza Fontana 

L’ordigno che il pomeriggio del 12 dicembre 1969 deflagra nel salone della Banca Nazionale dell'Agricoltura e miete 17 vittime, oltre a provocare una novantina di feriti. Anni di silenzi, omertà, depistaggi, prima che il clima cambi. “Alla fine degli anni Ottanta – rievoca Salvini – dopo la scoperta di Gladio e grazie all'apertura di alcuni archivi dei Servizi di informazione e al manifestarsi in modo più ampio del fenomeno della collaborazione anche nell'area dell'estrema destra eversiva, ho riaperto le indagini sulla strage di piazza Fontana. L’indagine, che ha toccato un ampio arco di episodi precedenti e successivi la strage, ha potuto ricostruire, nonostante l'assoluzione delle persone indicate come materiali responsabili della strage, in modo convincente, il periodo della strategia della tensione, tanto che anche le sentenze di assoluzione dei singoli imputati indicano esplicitamente nel gruppo neonazista di Ordine Nuovo l'organizzatore ed esecutore degli attentati del 12 dicembre 1969”.

Abu Omar e le Nuove Br

Gli scenari cambiano con la società. Altre impegnative prove per il giudice. Nascono le inchieste sull’alta finanza (Parmalat, Enipower) e sul terrorismo islamico. Desta scalpore, anche per il contesto internazionale che lo avvolge, la vicenda dell'imam egiziano Abu Omar, rapito e portato in Egitto da agenti segreti statunitensi. C'è anche la tragedia del sequestro e dell'omicidio del finanziere Gianmario Roveraro. C’è un passato che pare tornare a riproporsi: nel febbraio del 2007, nell'indagine sulle Nuove Brigate Rosse, il giudice Salvini firma l'ordinanza di custodia cautelare per gli esponenti delle cellule di Milano e venete del Partito Comunista Politico-Militare.

Commissioni parlamentari

L'Italia dei misteri. Negli anni Novanta Salvini collabora con la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi. Tra il 204 e il 2006 è consulente della Commissione parlamentare sull'occultamento dei fascicoli sulle stragi nazifasciste (il cosiddetto “armadio della vergogna”). Dal 2015 al 2017 è consulente della Commissione parlamentare sulla strage di via Fani e il sequestro di Aldo Moro. È tuttora consulente della Commissione antimafia.

Calcioscommesse

Nel 2010 Salvini è a Cremona, coordinatore dell'ufficio Gip. L'inchiesta sul calcioscommesse condotta dalla procura, guidata da Roberto di Martino, scuote il mondo del pallone, portando alla luce decine di partite alterate e una rete di scommettitori ramificata anche in Europa e in Asia. Nella città del Torrazzo Salvini, come giudice dell'udienza preliminare, pronuncia la sentenza nei confronti dei dirigenti della raffineria Tamoil.

Società civile

Rientrato a Milano nel 2017, si occupa delle infiltrazioni mafiose nell'Italia settentrionale e di indagini su fenomeni sociali come la Curva Nord e i trapper. Da molti anni Salvini affianca all'attività professionale un impegno storico e culturale sui temi della giustizia e della “memoria” e di riflessione sul recente passato. È spesso impegnato in incontri, lezioni, dibattiti in scuole, università, sedi comunali, associazioni culturali e giovanili.

No alle correnti

Per quelle che definisce "ragioni di indipendenza personale" non è mai stato iscritto ad alcuna corrente della magistratura. “Credo – dice Guido Salvini – che i giovani colleghi di oggi siano molto preparati ma non basta conoscere le sentenze della Cassazione né fare bene i tre temi in un concorso per essere un buon giudice. Servono curiosità, conoscenza del mondo, sensibilità, capacità di parlare con gli avvocati e le parti e una cultura generale e spesso queste doti oggi sono insufficienti. L’esempio è stato quello di mio padre che è stato Presidente della Corte d'assise negli anni ’70-80, gli anni più difficili. Quello che ho sempre cercato di fare è avere cura dei processi piccoli come di quelli grandi che danno visibilità perché per l’imputato comune quel piccolo processo è il ‘suo’ processo. Dopo il caso Palamara non è cambiato nulla, sono stati sanzionati solo coloro che erano presenti all’Hotel Champagne e pochi altri ma il core business delle correnti è rimasto quello di sempre, un nominificio. Io per prima cosa sposterei il Csm da Roma per ridurre le occasioni malsane di incontro. Per questo io mi sono sempre tenuto lontano dalle correnti. Del resto penso che il lavoro del magistrato sia essenzialmente individuale, un esercizio di coscienza nel senso umanistico del termine e la presenza oppressiva di gruppi stabili di magistrati organizzati in partiti sia già di per sé una stortura. Allo stesso modo non sono mai stato interessato ad incarichi direttivi. Sono ruoli quasi sempre burocratici e quasi inutili. Invece quello che mi è sempre interessato è capire e intervenire sulla realtà della nostra città, fare qualcosa di utile, tentare di trasformare qualcosa di male in bene”.