MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Salva-Milano fuori anche dal decreto Infrastrutture. Salvini rilancia: “Una nuova legge”

Un’altra fumata nera sull’urbanistica. Il vicepremier ora confida nell0’iniziativa parlamentare per uscire dal blocco e sanare le pratiche nel mirino della Procura

La Guardia di Finanza sottopone a sequestro il cantiere edilizio Residenze Lac

La Guardia di Finanza sottopone a sequestro il cantiere edilizio Residenze Lac

Milano, 25 luglio 2024 – Un’altra fumata nera. Le norme Salva-Milano non saranno inserite nemmeno nel decreto Infrastrutture. Dopo il ritiro degli emendamenti dal decreto Casa – emendamenti che avrebbero potuto sanare le pratiche edilizie finite nel mirino della Procura meneghina – il Governo e la maggioranza di centrodestra hanno deciso di non infilare quel testo neanche nel prossimo decreto Infrastrutture, un’ipotesi che era stata avanzata la scorsa settimana dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli, che sabato, proprio con un’intervista al Giorno, era stato più cauto ("il Salva-Milano? Nel decreto Infrastrutture o in un altro provvedimento"), anticipando l’idea di una nuova legge ad hoc sul tema. La sua cautela alla fine si è trasformata in un ulteriore slittamento per le norme che dovrebbero far uscire il capoluogo lombardo dallo stallo sulle pratiche urbanistiche.

Fonti vicine al vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, però, fanno sapere che "Salvini guarda con estrema soddisfazione all’iniziativa parlamentare per riproporre la norma Salva-Milano. È un modo per trovare una soluzione".

La via d’uscita

La soluzione, su cui si sarebbe trovata l’intesa, sarebbe quella di una proposta di legge parlamentare, da presentare probabilmente prima della pausa estiva, a cui sarebbe poi applicata la procedura d’urgenza. Una legge che, a Milano, potrebbe occuparsi di oltre 150 opere, a parte le 12 già finite nel mirino dei pm dopo esposti dei cittadini che hanno visto crescere palazzi da 50 metri dove prima c’erano cortili o capannoni.

L’accusa

L’accusa rivolta dalla Procura a Palazzo Marino è quella di aver autorizzato nuove costruzioni con le procedure più veloci e gli oneri economici minori previsti per le ristrutturazioni edilizie. In altre parole, con una semplice Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) invece del Permesso di costruire, una prassi che il Comune di Milano ritiene legittima e adotta da anni.

L’affondo

Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, va all’attacco: "Affrontare in Parlamento il tema della rigenerazione urbana, lasciando irrisolta la “questione Milano”, è un errore. Azione, nel pieno rispetto del lavoro della Procura, ha avanzato da tempo una proposta per risolvere i gravi problemi emersi nel capoluogo lombardo non già per abusi, ma per contrasti interpretativi sulla normativa da applicare. Il nostro obiettivo era confermare le costruzioni già realizzate e restringere in futuro l’uso di strumenti come la “super scia”".

La deputata del Pd Lia Quartapelle afferma che "Milano è stata tradita dalle promesse della destra, che getta la maschera, non ha nessuna volontà di intervenire nei decreti in scadenza e ora pensa a una proposta di legge sulla ristrutturazione edilizia. Ma se non sono riusciti a intervenire con un emendamento, come pensano di farlo imbarcandosi nel lungo iter per l’approvazione di una proposta di legge?".