Furbetti che saltano il 5° anno. E "bassa qualità della didattica"

Il professor Domenico Squillace, dal 2013 dirigente del Liceo scientifico statale Volta di Milano, non è entusiasta all’idea che i suoi studenti trascorrano un anno all’estero passando tramite le agenzie

Domenico Squillace

Domenico Squillace

Milano, 21 ottobre 2017 - Il professor Domenico Squillace, dal 2013 dirigente del Liceo scientifico statale Volta di Milano, non è entusiasta all’idea che i suoi studenti trascorrano un anno all’estero passando tramite le agenzie: «Ne partono ogni anno una decina, noi non li incentiviamo ma neppure possiamo impedirglielo».

Uno studente può partire anche contro il volere della scuola?

«Sì, al Consiglio di classe è chiesto solo un parere non vincolante, come un vecchio zio brontolone a cui si può non dare retta».

Cosa c’è di male nel fare un anno all’estero?

«È un’esperienza che oggi si possono permettere in pochi per una questione di costi, ma il vero problema a mio avviso sta nel tipo di esperienza, che è ottima per la crescita umana e per la lingua inglese, meno per la qualità dell’insegnamento delle altre materie. Stando così le cose, è un’esperienza che si potrebbe fare d’estate, senza sacrificare l’anno scolastico. Poi vorrei anche capire perché le mete sono soprattutto gli Stati Uniti e l’Australia».

Si è fatto un’idea delle ragioni?

«Certamente, in Europa dovrebbero studiare molto di più per evitare di essere bocciati. Negli Stati Uniti è praticamente impossibile venire bocciati».

La qualità dell’insegnamento nelle scuole americane dove vanno gli studenti italiani è inferiore rispetto alle loro scuole di provenienza?

«Il programma di matematica di una quarta negli Stati Uniti corrisponde a un nostro programma di seconda».

Una volta rientrati gli studenti devono però sostenere delle prove per essere riammessi all’anno successivo, cioè la quinta.

«Solo per le materie che non hanno svolto all’estero, quindi non matematica, e le prove sono comunque una formalità».

Se non si portano alla pari con il programma possono sempre venire bocciati in quinta.

«Qualcuno si è inventato un modo per evitare anche questo. Lo studente, alla fine del quarto anno negli Stati Uniti, visto che la high school dura soltanto quattro anni, invece di farsi consegnare i documenti con i voti per l’ammissione alla classe quinta italiana può chiedere direttamente il diploma americano. Poi torna in Italia e si iscive all’università, anche al Politecnico. È successo già con due nostri studenti».

Gli studenti che vogliono fare un percorso internazionale non hanno però alternative.

«Il Volta ha attivato accordi individuali con scuole superiori straniere, soprattutto germanofone. I nostri ragazzi vanno là e ragazzi tedeschi e svizzeri vengono al Volta, praticamente gratis. Deve essere la singola scuola ad attivare questi contatti, sostituendosi alle agenzie e facendo risparmiare ai genitori qualche decina di migliaia di euro. Ma in questo caso gli studenti devono studiare seriamente, come in una scuola italiana».

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