Milano sarà la prima città italiana nella quale verrà definito un salario minimo, che sarà messo a disposizione del Comune per una certificazione, sul modello londinese, della contrattazione collettiva territoriale e aziendale e, più in generale, del mondo del lavoro milanese. Verrà infatti avviata una commissione indipendente che avrà il compito di calcolare ogni anno il salario orario minimo per poter vivere dignitosamente in città. È questa la decisione emersa dal convegno “Per un salario giusto a Milano“ che si è svolto ieri a Palazzo Marino. Per un single tra i 18 e i 29 anni, secondo una ricerca realizzata dal movimento Adesso! e da Tortuga, il costo per acquistare il paniere minimo di beni a Milano è superiore del 23% rispetto alla media delle altre aree metropolitane del Paese. Per una coppia tra i 30 e i 59 anni la maggiorazione nel costo della vita tra Milano e le altre aree metropolitane del paese è del 22%. Per una famiglia con due genitori tra i 30 e i 59 anni e un figlio tra gli 11 e i 17 anni, l’aumento dei costi per l’acquisto del paniere di beni e servizi essenziali a Milano è del 20%. "Il rapporto tra prezzi e stipendi negli ultimi decenni è peggiorato, ma il processo non è irreversibile", spiega Tomaso Greco (foto), fondatore di Adesso! Secondo il segretario generale della Cgil di Milano, Luca Stanzione, "c’è un tema di continuità del lavoro, perché aumenta la precarietà. E poi bisogna ragionare sull’ abbattimento dei costi". Richiamarsi al salario minimo londinese "è utile ma rischia di essere limitante perché si guarda alla buona volontà delle aziende". "Il salario minimo nazionale è una buona proposta ma vanno potenziate norme che oggi non permettono di applicare erga omnes i contratti nazionali".
Andrea Gianni