MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Sala e lo strappo rimangiato: "Volevo vicino la senatrice. Nessuna lite con La Russa"

I rapporti del sindaco progressista con il presidente del Senato finora erano stati cordiali: dal figlio Geronimo nel cda di M4 al pressing per far iscrivere il fratello Vincenzo al Famedio.

Sala e lo strappo rimangiato: "Volevo vicino la senatrice. Nessuna lite con La Russa"

Sala e lo strappo rimangiato: "Volevo vicino la senatrice. Nessuna lite con La Russa"

La vicinanza personale e politica alla senatrice a vita Liliana Segre era nota. Un’avversione tanto forte contro il presidente Ignazio La Russa e i ministri di centrodestra, no. Così in molti si sono stupiti, quando ieri pomeriggio un’indiscrezione giornalistica ha raccontato dell’idea del sindaco e presidente della Fondazione scaligera Giuseppe Sala di abbandonare il Palco Reale alla Prima della Scala di stasera, dove sono attesi La Russa e i ministri targati centrodestra Matteo Salvini, Gennaro Sangiuliano ed Elisabetta Casellati, e sedersi in platea insieme alla Segre, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz e sopravvissuta alla Shoah.

Strappo istituzionale con il numero uno di Palazzo Madama? Attacco politico al Governo Meloni? La prima impressione è stata questa. Sorprendente, sì, perché Sala negli ultimi anni, ancor prima che fosse eletto presidente del Senato, ha sempre coltivato rapporti cordiali con La Russa. Tanto da aver scelto il figlio del politico, Geronimo La Russa, per il cda di M4. Tanto da aver perorato la causa di far iscrivere il fratello di Ignazio, l’ex deputato della Dc Vincenzo La Russa, nel Famedio, il Pantheon dei grandi milanesi all’interno del Cimitero Monumentale. Tanto da aver aperto, a un certo punto, all’idea di La Russa dei due stadi nell’area di San Siro. Perché, dunque, una scelta così radicale da parte del sindaco targato centrosinistra alla Prima della Scala? Quando ancora ci si interrogava sul perché della scelta di Sala di sedersi in platea con la Segre, ecco il dietrofront o la correzione di rotta, chiamatela un po’ come volete. Il sindaco, a metà pomeriggio, a margine dell’accensione dell’albero di Natale in Piazza Duomo, non conferma l’"ipotesi concreta" – come la definivano in Comune poco prima – di sedersi in platea con la Segre e neanche un intento polemico nei confronti del presidente del Senato e dei ministri del Governo Meloni. "Ma no, troveremo una soluzione – le parole di Sala –. Io ho espresso solo il desiderio di aver la Segre al mio fianco. Non credo che sia nel mio interesse fare polemica nel giorno di Sant’Ambrogio. Però volevo e voglio avere la Segre al mio fianco, perché credo che in questo momento più che mai, simbolicamente, sia una cosa importante. Per me il messaggio politico è la vicinanza con la senatrice, vicinanza che vuol dire tante cose, anche riflettere sulla tragedia in atto in Medio Oriente".

Un’ora dopo, a margine del discorso nella Basilica di Sant’Ambrogio dell’arcivescovo Mario Delpini, Sala “risale“ sul Palco Reale e aggiunge: "Ho parlato con La Russa e lui sa benissimo che il mio non era un intento polemico, ma la volontà di dare una testimonianza di quello che Milano vuol essere in una giornata così importante per la città". Insomma, strappo istituzionale scongiurato, attacco al Governo Meloni rinviato. Una tempesta in un bicchier d’acqua. Oppure no?