Sala a Fs: aree coltivate negli ex scali ferroviari dismessi

Il sindaco: l’agricoltura entri in città. Frutteto a Farini, orti in Porta Genova

Rendering del progetto per Porta Genova

Rendering del progetto per Porta Genova

Milano, 8 luglio 2019 - Orti, frutteti e  aree agricole nei sette ex scali ferroviari (Farini, Porta Genova, Romana, San Cristoforo, Greco-Breda, Lambrate e Rogoredo). Il sindaco Giuseppe Sala, dal palco del Villaggio Coldiretti in Piazza del Cannone, sabato ha lanciato un appello alle Ferrovie dello Stato, proprietarie dei sette ex scali, affinché «l’agricoltura entri in città» e l’obiettivo si concretizzi già nell’accordo di programma tra Fs, Comune e Regione sulla riqualificazione degli ex scali. Sala parte da una premessa: «Il primo modo per difendere l’ambiente è dare la terra a chi la coltiva. Il Comune, nello sviluppo urbanistico e nel disegno di Milano verso il 2030, ha lo scopo di rigenerare parte del territorio. Noi non siamo contrari ideologicamente al fatto che si costruisca: quando hai una città che è ambita dai giovani universitari e non hai case in affitto a prezzo adeguato, io non sono di certo contrario a costruirle. Ma con il garbo necessario, rispettando l’ambiente».

Sala, a questo punto, parla dei sette ex scali e lancia l’appello alle «care ferrovie dello Stato...». L’intervento del sindaco viene interrotto per qualche secondo dall’ingresso nel tendone del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma il primo cittadino riprende subito il filo del discorso: «Quando pensiamo a quelle enormi aree urbane, io non penso che dobbiamo immaginare che possano essere solo e puramente verdi. Dobbiamo anche immaginare che forse, con tutti i limiti, una agricoltura urbana abbia senso. È il mio messaggio, la mia sfida e la mia voglia di lavorare: l’agricoltura, nelle sue varie forme, entri in città, perché sarà il modo migliore per tutelare il nostro verde». Sala, nel corso del suo intervento, lancia anche una provocazione: «In Italia c’è una quantità enorme di beni statali abbandonati. Pensate alle caserme. Se le vendessimo e mettessimo il ricavato a tutela del nostro patrimonio idrogeologico faremmo una buona cosa». L’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, intanto, entra nei dettagli dello sviluppo agricolo degli ex scali: «Il 65% degli scali dev’essere a verde.

E anche il tema agricolo c’entra molto, perché gli scali a sud – San Cristoforo, Porta Genova e Romana – sono confinanti con il Parco Agricolo Sud e in tutti gli studi sono immaginati per essere la continuazione dentro la città del Parco. Abbiamo anche ottenuto dei fondi europei per il progetto Rotaie verdi che ha l’obiettivo di tutelare la biodiversità». Ed ecco la conclusione dell’assessore: «In questo quadro, in San Cristoforo, Porta Genova e Romana è ipotizzabile che ci siano delle esperienze legate al tema agricolo. Lo scalo Farini ha una grandissima area boschiva che può essere immaginata con frutteti. E nello scalo di Greco, sono previsti orti urbani».

C’è già  un progetto per gli scali, «Agroscalo 2020», è frutto di un bando lanciato da Fs e prevede l’insediamento temporaneo (per almeno due anni) nell’ex scalo di Porta Genova di un’attività agricola di coltivazione e trasformazione di oltre 150 specie di erbe, germogli, fiori e ortaggi, fino alla vendita. Il progetto è di Future Fond. Il masterplan è dello studio di architettura Andrea Caputo e dell’architetto Salvatore Porcaro.

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