
Milano – Uno ha dichiarato di aver già compiuto 18 anni, ma gli esami al Labanof ne hanno retrodatato l’anno di nascita al 2007; di conseguenza, di A.M. si occuperà la Procura dei minori, e da San Vittore verrà trasferito appena possibile in un centro di prima accoglienza. Gli altri due, Mohamed R. e Kasi S., che avrebbero rispettivamente 19 e 20 anni ma che al gip Sofia Fioretta hanno assicurato di essere nati entrambi nel 2006, hanno confessando durante l’interrogatorio: hanno detto di essere arrivati domenica stessa da Marsiglia "per cercare un lavoro a Milano" e di non aver riconosciuto il pilota Carlos Sainz, venendo attirati esclusivamente dal Richard Mille da 315mila euro che portava al polso sinistro. Insomma: niente di organizzato. E in effetti dei tre non c’era traccia negli archivi delle forze dell’ordine: mai fotosegnalati prima in Italia, fantasmi senza nome. Una tesi che, però, non convince affatto il pm di turno Silvia Bonardi: "Le circostanze e modalità della rapina, la ‘scelta’ della vittima, e, soprattutto, il valore, non comune, dell’orologio da polso dallo stesso indossato, sono indicativi di una pianificazione del colpo", ha messo nero su bianco nella richiesta di convalida dell’arresto, effettuato dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura.
I tre hanno colpito domenica sera in via Manzoni. Ore 20.30: Sainz, reduce dal brillante terzo posto al Gp di Monza, si ferma con la sua Ferrari SF-90 davanti all’ingresso dell’Armani Hotel e scende per prendere le valigie dal baule dalla Stelvio del manager, che lo segue in macchina con la sua compagna. Il ventinovenne spagnolo nota il gruppetto di ragazzi con la coda nell’occhio, ma pensa che siano tifosi: "Pensavo volessero chiedermi un autografo o una foto", spiegherà nella denuncia presentata in via Fatebenefratelli.
Le immagini di una telecamera immortalano il blitz: uno dei rapinatori, con maglietta rosa e pantaloncini jeans, si avventa all’improvviso su Sainz, gli afferra il polso sinistro e strappa il cronografo. Poi la fuga, coi due complici a ruota. E il derubato? Urla d’istinto "L’orologio! L’orologio!" e reagisce immediatamente: si infila nella Stelvio e insegue i rapinatori in via Monte Napoleone. Sono in due, l’autore materiale del colpo e il connazionale con la maglietta nera: appena si accorgono della presenza di Sainz, cambiano direzione per seminarlo. A quel punto, il pilota scende per proseguire a piedi: "Negli stessi istanti – la ricostruzione – due passanti a bordo di uno scooter, riconoscendomi, arrestavano la marcia; quindi, chiedevo a loro di aiutarmi a bloccare i due fuggitivi, attimi in cui grazie al loro aiuto riuscivo a bloccare i due soggetti in via Catena sotto i portici".
I due marocchini, in trappola, reagiscono in malo modo: si sfilano le cinture e le scagliano contro Sainz e i due passanti. Uno, quello con la maglietta nera, riesce a scappare, ma viene bloccato in via Verri da altri ragazzi (compreso un dipendente dell’albergo), nel frattempo arrivati in soccorso della compagna del manager del pilota. Il Richard Mille col cinturino rosso lacerato ce l’ha lui, nascosto nella tasca destra dei bermuda.
Pochi secondi dopo, arrivano i poliziotti della Volante Duomo, che interrompono definitivamente la fuga e ammanettano i due. E il terzo? Viene bloccato dal manager di Sainz in via della Spiga: ironia della sorte, indossa un cappellino arancione della McLaren, una delle rivali in pista del Cavallino rampante. "Preciso – riferirà agli investigatori il collaboratore del pilota – che, mentre stavo fermando il giovane, lo stesso tentava di colpirmi con un pugno al volto, che io riuscivo a evitare e lo afferravo al collo". Nel parapiglia, il fuggitivo cerca di mordere l’altro al petto, ma proprio in quel momento arriva l’equipaggio di una seconda Volante: ammanettato. Ieri Sainz ha archiviato l’accaduto come "una spiacevole storiella", ma ci ha tenuto a ringraziare sul suo profilo X "tutte le persone che ci hanno aiutato" e la "Polizia di Milano per il suo velocissimo intervento".