Rsa, serve una sede più grande

La neopresidente della Fondazione Marta Mura: "Quella storica è prestigiosa ma inadeguata alle esigenze"

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di Monica Autunno

La relazione di inizio mandato in ultimazione, per la Fondazione Rsa Marchesi le strategie a breve e a lungo termine. E il progetto più ambizioso: "Una nuova sede. È necessaria e non più rinviabile". La Fondazione ha sede negli storici locali nel cuore del centro storico, di proprietà comunale e dalla storia illustre. "Una sede prestigiosa, ma costosa e ormai insufficiente. Non consente, in prospettiva, ciò che è indispensabile a dare un futuro a Rsa e poliambulatori: almeno 120 posti letto di rsa, nuove specialità ambulatoriali, spazi più versatili". Il “nuovo” Marchesi potrebbe sorgere su aree oggi agricole già di proprietà della Fondazione, a sud dell’abitato. "Ci sono problemi da affrontare, e c’è il tema numero uno, quello economico. A oggi i soldi non li abbiamo". È al lavoro agli ultimi ritocchi della relazione che, a breve, sarà sottoposta all’amministrazione comunale e alle istituzioni del paese Marta Mura (nella foto con il direttore sanitario Davide Spiga) da poco nominata nuova presidente della Fondazione. In Rsa, dopo la lunga emergenza, la vita è tornata alla quasi normalità: i momenti insieme, i laboratori e le attività, le visite delle famiglie. "Siamo Covid free: dita incrociate". Restano, in ottemperanza alla normativa, i cinque posti letto riservati a eventuali esigenze di isolamento, che portano da 70 a 65 la capienza, "e, a tempo per il momento non determinato – spiegano la presidente Mura e il direttore sanitario Davide Spiga – rappresentano un segno ‘meno’ importante sui bilanci: circa duecentomila euro di mancato introito l’anno". L’attività dei poliambulatori ancora al rallenty, "ma in linea di massima in via di ripresa". In concomitanza con il cambio ai vertici un finanziamento statale di 100mila euro, erogato tramite il Comune, ha dato ossigeno, abbinato a un ritocco delle rette, a una situazione di cassa precaria. E se la stagione dei grandi cantieri strutturali interni è finita, lo staff guarda al futuro. L’edificio che ospita Rsa, centro diurno, poliambulatori ed uffici è antico e centrale, la Fondazione un’istituzione del paese: era il 1829, quando Luigi Marchesi, alla sua morte, destinò la villa di Inzago a ‘ricovero di poveri infermi’. Poi secoli di storia e cambiamenti: il passaggio da Ipab a Fondazione, la cessione dell’immobile al Comune, il potenziamento di letti e prestazioni.

Decenni di adeguamenti strutturali. Ora non c’è più margine. "La struttura è vecchia, più volte rimaneggiata. Importante, ma poco funzionale e dai costi elevati. L’edificio è del Comune. Ma le spese straordinarie ricadono per il 50% sull’ente". Il direttore Spiga: "Restare ‘sul mercato’, per enti come il nostro, richiede standard diversi. Almeno 120 posti letto, spazi di nuova concezione". Un percorso alle prime battute, "una fase perlustrativa". Il Marchesi intanto è al centro del dibattito anche in vista della riforma sanitaria e delle future Case di comunità. "Sul tema – dice Mura – abbiamo organizzato una giornata di approfondimento, il 2 aprile. Non escludiamo niente. Ma, per quello che ci concerne, abbiamo bisogno di chiarezza: su un eventuale bacino, sugli spazi necessari, sul personale. Partiamo con un momento di confronto. In futuro si vedrà".

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