Alessandra Zanardi
Cronaca

Rsa Castellini, le visite scontentano i parenti

Incontri solo nelle aree esterne, in presenza di operatori e separati da una vetrata, tempo limite un quarto d’ora. Ma è un passo avanti

Dopo l’emergenza Covid, alla fondazione Castellini onlus riprendono le visite dei parenti. Con tutte le accortezze del caso. "Il visitatore ammesso avrà accesso solo alle aree esterne della Fondazione – spiega Natale Olivari, presidente della storica Rsa di Melegnano -. La visita avverrà in presenza di operatori della struttura, che vigileranno sull’osservanza delle norme previste. Familiare e ospite saranno separati da una vetrata e l’incontro dovrà essere di durata non superiore ai 15 minuti". Si tratta di modalità pensate "per garantire la massima sicurezza e prevenzione dei contagi". La possibilità di un incontro riguarda gli ospiti negativi al covid, previa autorizzazione della direzione sanitaria. I parenti dovranno inviare una mail alla struttura, che gestirà le richieste e programmerà un calendario. Il ritorno delle visite, ancorché vincolato ad una serie di regole, è un segnale positivo dopo oltre tre mesi, nei quali l’accesso alla Rsa è stato vietato a chiunque provenisse dall’esterno.

Il rendez-vous attraverso la vetrata è un modo per cominciare a ristabilire un dialogo tra chi è dentro e chi è fuori. Eppure, com’è immaginabile, tra i parenti c’è chi vorrebbe poter dare a questi incontri un volto più umano. "Vorremo avere un piccolo contatto, almeno toccare una mano delle nostre mamme, per far sentire loro vicinanza e affetto – dice un gruppo di famigliari -. Le visite attraverso il vetro possono avere un senso per gli anziani ancora lucidi e in grado di riconoscere i parenti, ma non sono adatte a chi ha deficit cognitivi, o visivi, o addirittura è allettato. Per queste persone il contatto fisico è importante, l’isolamento affettivo può essere anche più pericoloso del covid. Quanto ancora dovremo aspettare per un abbraccio? Domani, per i nostri cari, potrebbe essere troppo tardi".

"È dal 5 marzo che non vediamo i nostri famigliari, l’accesso alla fondazione è stato chiuso dall’oggi al domani – proseguono -. E’ successo sull’onda dell’emergenza e in ragione di disposizioni generali, lo sappiamo, ma ora vorremmo renderci conto delle condizioni dei nostri genitori, dopo mesi nei quali le informazioni sono arrivate solo per telefono". I famigliari chiedono anche che la struttura non si faccia trovare impreparata rispetto ad un’eventuale nuova ondata di contagi da coronavirus, che potrebbe verificarsi in autunno. L’appello riguarda una ridistribuzione degli spazi in modo da creare dei padiglioni covid e non covid, nonché l’acquisizione di scorte di mascherine e dispositivi di protezione individuale. "Si lavori fin da adesso, l’autunno è già qui", ribadiscono.

Con più di 350 ospiti e 126 anni di storia alle spalle, la Rsa di Melegnano è tra quelle dove il coronavirus è riuscito ad insinuarsi. Dall’inizio della pandemia sono stati 64 i decessi, accertati o sospetti, riconducibili al covid. Nei primi mesi del 2020 il tasso di mortalità che si è registrato in via Cavour, sede della fondazione, è stato quasi doppio rispetto a quello riscontrato nello stesso periodo del 2019. Ora "la curva dei decessi sembra essersi normalizzata e questo ci rasserena", scrive il presidente. La onlus di Melegnano è fra le strutture finite in un’inchiesta sulla gestione dell’emergenza covid nelle Rsa lombarde.