Rsa, 23.567 firme per riformare il sistema

Otto proposte alla Regione. Dalla residenzialità leggera. alla copertura delle rette. "L’occasione è la legge sanitaria"

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Una svolta per il sistema delle Rsa lombarde in otto punti, perché "siano luoghi dove vivere serenamente la vecchiaia". La pandemia, che ha provocato morti e contagi nelle strutture per anziani, come occasione per cambiare rotta in una regione dove sono oltre 65mila le persone che vivono nelle case di riposo. I sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp Lombardia ieri hanno consegnato alla Regione una petizione firmata da 23.567 lombardi, con una piattaforma di proposte. Il documento chiede forme di residenzialità aperta e leggera; integrazione tra Rsa e servizi sociosanitari territoriali; adeguamento dei minutaggi assistenziali alla reale complessità di cura degli anziani; trasparenza su dati, esiti di cura e rette; copertura del 50% delle rette da parte del servizio sanitario regionale; rette sostenibili per le famiglie; rafforzamento del personale e percorsi di formazione specifici; visite dei familiari in sicurezza.

"Il tema della non autosufficienza – hanno spiegato i segretari regionali Zanolla, Didonè e Bontempelli – sta assumendo sempre più carattere di urgenza e priorità, anche alla luce dell’invecchiamento della popolazione e della maggiore longevità, e in considerazione di un numero di anziani soli in forte aumento. Da qui la nostra richiesta all’assessorato regionale al Welfare di avviare un tavolo di confronto sui temi e le istanze sollevate". Una proposta raccolta dal presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi. "Il percorso che abbiamo appena avviato con l’inizio delle audizioni per la riforma della legge 23 del 2015 (la legge sanitaria regionale, ndr) rappresenta sicuramente l’occasione e il contesto più adatto per approfondire le proposte contenute nella petizione". Un’apertura di credito da parte dei sindacati, che ora chiedono di passare "dalle dichiarazioni di intenti ai fatti concreti".

Andrea Gianni

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