ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Rogo distrugge auto davanti all’azienda Luce

A bruciare una Maserati parcheggiata vicino all’azienda di San Giuliano già colpita da tre attentati tra marzo e giugno 2019

SAN GIULIANO

di Alessandra Zanardi

Fiamme in via Checov, in pieno giorno. Ieri alle 13.30 un incendio ha semidistrutto un’auto di lusso, una Maserati, parcheggiata a pochi metri dalla sede del gruppo Luce, società immobiliare di San Giuliano con un importante volume d’affari e molto nota nel Sud Milano, dove ha realizzato diversi complessi residenziali. Secondo le verifiche degli inquirenti, l’auto sarebbe riconducibile proprio al gruppo Luce. Da chiarire le cause del rogo, non si esclude il dolo. Sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia di San Donato, intervenuti per esaminare il contesto dell’incendio e avviare le indagini.

Si lavora alla raccolta di testimonianze; anche le immagini delle telecamere presenti nella zona potrebbero rivelarsi utili alla ricostruzione dell’accaduto. Saranno le verifiche ad appurare se si sia trattato di un fatto accidentale, o se il rogo possa avere gli stessi contorni di alcuni episodi avvenuti due anni fa, a carico della stessa immobiliare.

Nella notte fra il 13 e il 14 marzo 2019 un incendio doloso aveva danneggiato gli uffici della società. A rivelare la natura dolosa del fatto, una tanica di liquido infiammabile trovata dai carabinieri durante i rilievi. Poco tempo dopo, il 27 maggio dello stesso anno, in uno dei cantieri a marchio Luce erano andati a fuoco due grossi camion per il movimento terra. Sul posto erano state rinvenute bombolette di gas, taniche di benzina e alcuni stracci usati come innesco. Un terzo episodio si era poi verificato il 4 giugno dello stesso anno, quando in un altro cantiere del gruppo era andato a fuoco il container che ospitava l’ufficio vendite degli appartamenti in costruzione. Anche in questo caso, erano state trovate tracce di dolo.

Le indagini che si sono dipanate da quei fatti hanno portato, nel febbraio 2020, all’arresto di tre persone – tutte con precedenti e ritenute vicine ad ambienti criminali di tipo malavitoso – considerate responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione e incendio. Si trattava d’italiani, due dei quali di origine gelese, di età compresa fra i 40 e i 53 anni.

Gli inquirenti hanno verificato che dietro agli attentati incendiari si nascondeva il racket delle estorsioni. Non a caso, dopo il rogo del marzo 2019, il fondatore e responsabile della società di costruzioni, Giovanni Luce, di origine siciliana, è stato avvicinato da un uomo, presumibilmente uno degli arrestati, che gli si è rivolto con accento gelese, dicendo: "Ma mamma a Stidda (mi manda la Stidda). Prepara 150mila euro entro quinnici iorni, e tu sai a cu rivoggiti". Al rifiuto dell’imprenditore, è scattato il secondo avvertimento, col rogo dei camion, quindi il terzo episodio, con la distruzione dell’ufficio-vendite. Fatti che comunque non hanno piegato la volontà dell’imprenditore. Indagini e arresti sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia di San Donato.