Rogo auto dei ghisa "Siamo stati noi" Gli anarchici rivendicano via mail

Confermati i sospetti della prima ora ma le indagini proseguono. Il raid incendiario è avvenuto nella notte fra domenica e lunedì

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di Marianna Vazzana

MILANO

Su un sito web di area anarchica, la rivendicazione: "Nella notte tra il 29 e il 30 gennaio sono state bruciate alcune macchine della polizia locale del Comune di Milano. Solidarietà ad Alfredo Cospito in sciopero della fame. Libertà per Anna, Juan, Ivan, Dayvid. Attacchiamo lo Stato". Il testo diffuso è quello di una mail anonima che spiegherebbe chi c’è dietro il raid incendiario avvenuto la notte tra domenica e lunedì: molotov contro due auto dei ghisa parcheggiate in via Balilla, alle spalle dell’edificio di viale Tibaldi in cui si trova il Comando decentrato della polizia locale e la sede del Municipio 5. La pista del raid anarchico è quella seguita fin da subito dagli agenti della Digos, che hanno trovato anche un sacchetto con 6 bottiglie incendiarie, più un estintore e una pala in un’area verde tra le vie Montegani e Palmieri, a poco più di un chilometro di distanza. Acquisiti i filmati delle telecamere di videosorveglianza alla ricerca di indizi utili. Intanto, la rivendicazione è ritenuta "attendibile, laconica" dagli investigatori, che stanno esaminando i frame dei filmati e in cui, stando a quanto emerso, si vedono due sagome che lanciano le bottiglie incediarie. Incendio e danneggiamento con l’aggravante della finalità terroristica sono i reati ipotizzati nel fascicolo aperto dalla Procura. Un lavoro lungo, quello per raccogliere e analizzare tutti gli elementi dell’ennesimo attacco a sostegno di Alfredo Cospito, l’ideologo cinquantacinquenne della Federazione anarchica informale recluso al carcere duro e in sciopero della fame (da ottobre ha perso circa 40 chili) contro il regime del 41bis da più di 100 giorni, lunedì trasferito dal carcere di Sassari a quello di Opera. Gli altri nomi citati nel messaggio sono quelli di altri militanti anarchici detenuti. Davyd è “Ciga” Ceccarelli, milanese preso ad Atene e accusato di devastazione e saccheggio; Juan è Juan Antonio Sorroche, dietro le sbarre con l’accusa di strage e attentato con finalità di terrorismo a Treviso; poi c’è la torinese Anna Beniamino, mentre Ivan Alocco è in carcere in Francia. Cospito è stato condannato in via definitiva a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione dell’ex dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e rischia l’ergastolo ostativo per due bombe esplose, fortunatamente senza ferire nessuno, la notte tra il 2 e 3 giugno 2006 davanti all’ingresso della caserma allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. E per lui si sta mobilitando la galassia anarchica, con raid in Italia e in Europa. Ieri mattina, a Milano, due striscioni sono comparsi sui ponti del Naviglio Pavese tra via Gola e via Lagrange. Su uno si legge "41bis uguale tortura. In solidarietà ad Alfredo da 101 giorni in sciopero della fame" (l’altro è dei Giovani palestinesi).

"Credo che se gli revocassero il 41 bis Alfredo Cospito cesserebbe lo sciopero della fame ma non rinuncerebbe a lottare per l’abolizione" di questo istituto, ha spiegato l’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, intervenuto in collegamento video a un seminario pubblico organizzato nel Campus Einaudi dell’Università di Torino. "Ha compreso che la sua condizione è quella di altri 728 esseri umani" sottoposti a questo regime carcerario.

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