ANDREA GIANNI
Cronaca

Rivoluzione nell’industria, gli impiegati superano gli operai. "Dimissioni? Opzione per 8 su 10"

Milano, negli anni ’80 il 70% degli iscritti al sindacato erano soprattutto tute blu. Dalle grandi lotte alla trasformazione digitale: boom di smart working nel settore

Una manifestazione della Cisl

Una manifestazione della Cisl

La rivoluzione nel mondo del lavoro, che ha interessato Milano e la sua area metropolitana, si può leggere anche attraverso i dati sugli iscritti ai sindacati nel settore metalmeccanico. Negli anni ’80 il 70% degli aderenti alla Fim-Cisl erano operai. Ora la proporzione si è invertita e gli impiegati hanno conquistato la maggioranza, con il 52%. Un passaggio dalle tute blu ai colletti bianchi, con in mezzo decenni di deindustrializzazione e chiusure delle grandi fabbriche dove sono state scritte pagine di storia delle lotte sindacali in Italia.

Poli industriali dismessi, poi finiti al centro di progetti di sviluppo immobiliare che hanno cambiato il volto delle periferie. Restano impiegati e quadri che stanno sperimentando, nel settore, uno smart working massiccio e cambiamenti dettati dalle nuove tecnologie nell’era delle “grandi dimissioni“: otto su dieci stanno "pensando di cambiare lavoro". La fotografia emerge dall’indagine “White & Blue Collar“ della Fim-Cisl, focalizzata sul territorio della Città metropolitana. Sono state analizzate le risposte di 337 lavoratori, età media 45 anni, di una serie di aziende-campione per indagare "le caratteristiche e le necessità delle nuove professionalità metalmeccaniche".

Ed emerge un quadro fatto di luci e ombre. "Nell’epoca delle grandi dimissioni – spiega Roberta Roncone, segretaria della Fim-Cisl Lombardia – abbiamo voluto chiedere alle persone come stanno nei luoghi di lavoro, sondando in particolare le opinioni degli impiegati che oggi costituiscono la nostra base. Si respira un forte malessere, perché otto su dieci stanno pensando di cambiare lavoro". La molla principale che può spingere alle dimissioni sono le scarse possibilità di carriera, per il 38% degli intervistati. Segue la ricerca di stipendi migliori e di maggiori possibilità di conciliare lavoro e vita privata.

Che cosa rende un lavoro soddisfacente? Al primo posto la remunerazione (60,5%), che stacca di poco l’ambiente aziendale (55,7%) e la conciliazione vita-lavoro (53,4%). L’84% degli intervistati è soddisfatto dei propri orari. Ma il dato scende di 10 punti percentuali considerando solo le dipendenti donne, che lamentano anche maggiori difficoltà nel fare carriera. "Dalla pandemia si è registrato un aumento fortissimo dello smart working – sottolinea Stefano Abbatangelo, segretario Fim-Cisl Milano Metropoli –. Molte persone hanno rassegnato le dimissioni per cercare nuovi stimoli, sono fenomeni da interpretare con nuovi strumenti".

Prima della pandemia solo il 15% dei lavoratori faceva ricorso allo smart working. Ora si è passati a un 50%. L’89% delle aziende metalmeccaniche con sede nella città di Milano (dove si concentra la maggior parte degli impiegati) ha sperimentato almeno un giorno di smart working. L’effetto? Una riduzione del 21% degli spostamenti per lavoro rispetto al pre-Covid.