GIULIA BONEZZI
Cronaca

Rivoluzione emergenza "Letti in pronto soccorso Per i pazienti non gravi percorsi anche virtuali"

La Regione riorganizza la rete dei 99 presidi d’urgenza in Lombardia. Videochiamate e ambulatori dedicati per i codici verdi o bianchi. E un ruolo per gli specialisti: gestiranno le squadre che vanno a casa.

Rivoluzione emergenza  "Letti in pronto soccorso  Per i pazienti non gravi  percorsi anche virtuali"

Rivoluzione emergenza "Letti in pronto soccorso Per i pazienti non gravi percorsi anche virtuali"

di Giulia Bonezzi

L’obiettivo è garantire, in tempi giusti, ricovero ai più gravi e cure ai meno gravi, anche in telemedicina, allargando a tutta la Lombardia la Centrale medica integrata (Cmi) dell’Areu che a Milano, dall’anno scorso, gestisce con la videochiamata di un medico d’emergenza-urgenza i casi classificati come lievi al triage telefonico del 112. Il "potenziamento" di questo "pronto soccorso virtuale" è uno dei punti della riorganizzazione varata ieri dalla Regione, con una delibera che "cambia l’approccio e l’organizzazione non solo dei pronto soccorso ma di tutto il settore dell’emergenza-urgenza", spiega l’assessore al Welfare Guido Bertolaso, presentando la riforma promessa entro fine luglio per la rete lombarda che abbraccia 99 ospedali tra pubblici e privati accreditati (esclusi i punti di primo intervento), di cui 13 con Dea (Dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione) di secondo livello, 44 con Dea di primo livello e 42 con pronto soccorso, che ha registrato, l’anno scorso, quasi tre milioni e mezzo di accessi. "Una completa inversione di rotta, ci vorrà tempo; il traguardo è avere il sistema più moderno al mondo".

La nuova architettura crea, per i codici verdi o bianchi che “intasano” i pronto soccorso ma al tempo stesso sopportano "attese a volte davvero troppo lunghe", due percorsi: uno "extraospedaliero", col "pronto soccorso virtuale" e i "team di risposta rapida" che esso invia a casa delle persone anziane o comunque fragili; l’altro "intraospedaliero", con la creazione, all’interno dei 57 Dea, di un ambulatorio dedicato, gestito "prioritariamente" da personale aggiuntivo a quello del Ps. Per i pazienti più gravi, che spesso sono costretti a “stazionare” in barella in attesa che si liberi un posto in reparto, "l’indisponibilità di letti di degenza non potrà essere giustificazione a impedire l’immediato ricovero da parte del medico di pronto soccorso", chiariscono dalla Regione, spiegando che i 57 Dea dovranno tutti dotarsi "di un’unità operativa complessa che comprenda" anche letti di " Obi (Osservazione breve intensiva) e degenza di Medicina d’emergenza-urgenza". Non è finita: "Chi ha bisogno del pronto soccorso ha diritto di essere assistito al massimo - chiarisce Bertolaso - ma chi ci lavora deve poterlo fare nel migliore dei modi. Vogliamo dare ai medici di emergenza urgenza un ruolo primario, una prospettiva avvincente".

La specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza (Meu) esiste dal 2008,negli ultimi tre anni il 40% delle borse sono andate deserte. Per vari motivi ("In Ps i medici guadagnano poco e vengono trattati male, lavorano moltissimo e si rischiano di più", ricorda l’assessore), non ultima la difficoltà a veder riconosciute le proprie competenze. Con la delibera la Regione "definisce in modo univoco il ruolo e la funzione" del medico d’urgenza: "Turni in Ps, in emergenza-urgenza preospedaliera, nei reparti di Medicina d’emergenza urgenza e nei trasporti sanitari" ma anche la gestione, "previo adeguamento dell’organico", dei "team di risposta rapida".