Lo chef rinuncia alla protesta: "Non apro per rispetto di chi è morto per Covid"

Rho, il ristoratore Andrea Virgilio: "Mi mancano le competenze per dire se i ristoranti sono luoghi di contagio"

Andrea Virgilio titolare insieme ai fratelli del ristorante “La Barca“ di Rho

Andrea Virgilio titolare insieme ai fratelli del ristorante “La Barca“ di Rho

Rho (Milano), 16 gennaio 2021 - "Con la pandemia la natura ci sta dicendo che dobbiamo rallentare e trasformarci. Io l’ho fatto e anche se stiamo vivendo le stesse difficoltà economiche di altri colleghi ristoratori non ho aderito alla protesta #ioapro e vi spiego le ragioni". Chef, sommelier, ma anche un po’ filosofo, Andrea Virgilio gestisce insieme ai fratelli Domenico e Giuseppe il ristorante La Barca di Rho. Aperto da papà Franco nel lontano 1967 il ristorante di via Ratti è noto in tutta la provincia per le sue specialità pugliesi e piatti di pesce fresco di alta qualità. Ma Andrea non è un ristorante qualunque, ciò che lo differenzia dagli altri chef è una convinzione, "il cibo e la cucina rendono felici". Tant’e che in passato è entrato con dirompenza nei corsi di preparazione al matrimonio con le sue lezioni di Cucina a 2 piazze.

Lockdown, zone rosse e Dpcm stanno creando seri problemi ma Andrea cerca "di resistere e siccome non ho le competenze per dire se i ristoranti sono luoghi di contagio o meno, rispetto le direttive del Governo e quindi oggi (ieri, ndr) non apro anche per rispetto delle persone di questo quartiere che si sono ammalate e sono morte per Covid - racconta lo chef di origine barese - in questi mesi ho cambiato molte cose. Per esempio ho iniziato a fare delivery. Fino a qualche anno fa pensavo che non lo avrei mai introdotto e invece adesso quando faccio le consegne a domicilio sono felice, mi piace vedere gli occhi sorridenti dei miei clienti, mi riempiono di affetto, scambio con loro due parole in attesa di incontrarli presto al tavolo del ristorante". Take away a pranzo, delivery alla sera, dipendenti in cassa integrazione, per far quadrare i conti Andrea ed i suoi fratelli hanno presentato la domanda per ottenere i ristori, ma sono ancora in attesa.

Neppure questo ha tolto entusiasmo ai tre ristoranti che hanno riscoperto piatti della tradizione culinaria italiana dimenticati ma che hanno le caratteristiche per l’asporto e per essere rigenerati nella cucina di casa, come per esempio, il guazzetto di pesce bianco marinato o la tortiera. Infine Andrea in questi mesi ha riscoperto la città che lo ha adottato e deciso di fare qualcosa di utile. "Ho organizzato una risottata in piazza San Vittore e raccolto i fondi da destinare alla mensa del povero, inoltre avendo del tempo libero mi sono iscritto nell’elenco comunale dei volontari che consegnano la spesa a domicilio agli anziani - conclude Andrea - dovrei lasciare le borse fuori dalla porta e andare via subito, ma a volte regalo loro anche un momento di gioia scambiando due chiacchiere". E dopo questa pandemia? "Niente sarà come prima, nemmeno il mio ristorante e il mio modo di lavorare. Saremo migliori".  

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