
Sono stati i carabinieri ad arrestare A. R. per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate: è ai domiciliari
Un’infinita serie di aggressioni fisiche alla compagna. La prima nel gennaio del 2023 in un ristorante del centro. L’ultima poco meno di due mesi fa, a fine luglio del 2025, in un albergo di Dubai, con pesanti conseguenze per una professionista milanese di 46 anni: frattura della mandibola e prognosi superiore a 40 giorni. Un’escalation lunga due anni e mezzo a cui ora hanno messo fine i carabinieri, che martedì hanno arrestato il cinquantaduenne A.R., noto uomo d’affari iraniano: l’uomo è stato messo ai domiciliari nella sua abitazione in pieno Quadrilatero della Moda, in esecuzione di un’ordinanza per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, emessa su richiesta dell’aggiunto Maria Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo. Come emerge dagli atti, R. avrebbe agito spesso sotto effetto di alcol e stupefacenti, a volte davanti ai figli minorenni della donna, minacciata con frasi come "Ti taglio la testa e la mando a tua madre".
La prima delle accuse nel provvedimento del gip Roberto Crepaldi riguarda un litigio datato 19 gennaio 2023 in un locale di corso Garibaldi: R. avrebbe preso per il collo la compagna "cercando di strozzarla". In un’altra occasione, sempre nel 2023, si sarebbe avventato su di lei con un appendiabiti in pugno, dicendo che le avrebbe "spaccato la testa". Nell’aprile 2024, stando alle ricostruzioni messe nero su bianco nelle denunce (in alcuni casi ritrattate, nella malriposta speranza che le cose potessero cambiare), il cinquantaduenne avrebbe picchiato la donna, "trascinandola a terra e provocandole un’ustione al ginocchio". Il 21 giugno, la scena dell’ennesimo raid si è spostata all’aeroporto di Nizza: lì la donna è stata colpita con un pugno al volto, dopo essere stata offesa con frasi come "sei una stupida", "sei una donna delle pulizie molto costosa", "con una stupida che sbaglia il terminal non ci sto", "il mio intento è di punirti". Un paio di giorni dopo, l’uomo ha fatto irruzione nell’abitazione della professionista, in zona Città Studi, e l’ha presa a schiaffi, per poi gettare valigie e oggetti nel cortile condominiale. A quel punto, lei si è rivolta nuovamente ai militari, temendo che il compagno potesse compiere "un gesto estremo" e citando un messaggio ricevuto dall’ex moglie di lui: "Se non ti ha ancora picchiato, lo farà presto come ha fatto a me. Proteggi te stessa e i tuoi bambini". Il 19 agosto, R. avrebbe pestato la compagna pure nell’appartamento in zona Montenapo, buttandola a terra con un calcio al petto e colpendola "più volte con pugni alla testa, al collo e alla schiena"; poi l’avrebbe tirata per i capelli e strattonata con violenza per la catenina che aveva al collo. Ricoverata in pronto soccorso, alla quarantaseienne furono diagnosticate all’epoca una frattura chiusa dello sterno e varie contusioni, con una prognosi di 25 giorni.
E arriviamo al 29 luglio scorso: i due sono tornati insieme dopo una pausa di circa 7 mesi. La coppia è a Dubai: durante l’ennesima lite, R. spinge la donna su un divano e le assesta diversi morsi sul volto, per poi sferrarle un cazzotto in faccia che le frattura la mandibola. La quarantaseienne sviene e si risveglia in un letto d’ospedale, dove scopre di essere stata operata d’urgenza. L’aggressore riferisce una versione che non sta in piedi: sostiene che la compagna avrebbe perso i sensi per la scarsa alimentazione e si sarebbe procurata la rottura della mascella nell’impatto col pavimento. Di più: sarebbe stato lui a rianimarla e ad accompagnarla nella struttura clinica, contattando il "miglior medico" per curarla.
Una bugia, dicono i referti. Una delle tante raccontate da R. per allontanare da sé i sospetti. Così come avrebbe mentito non più tardi di 12 giorni fa, quando ha inviato alcune foto alla mamma della donna, mostrandole lividi in volto a suo dire provocati dalla quarantaseienne. Messi in fila tutti i fatti, per il giudice "non solo emergono una pluralità di episodi di violenza efferata, dalla quale sono conseguiti tre ricoveri della parte offesa, ma numerosissime liti con l’indagato nel corso delle quali quest’ultimo non esitava a minacciare, ingiuriare, offendere e umiliare la persona offesa come donna, come compagna e come professionista". E ancora: "Alla violenza fisica si aggiunge quella economica: nel corso delle liti, infatti, l’indagato ha reiteratamente fatto leva sul differente status economico, vuoi appellandola come “donna delle pulizie molto costosa”, e ribadendo la propria volontà di avere indietro i doni costosi che l’uomo le avrebbe fatto nel corso della relazione".