GIAMBATTISTA
Cronaca

Riqualificazione di via Gola: perché non è ancora partita. E cosa c’entra la criminalità

Dal 2019 ad oggi i caseggiati popolari sono stati al centro di stanziamenti e di interventi solo annunciati e mai attuati. La Regione garantisce: “I fondi ci sono, ma occorre perfezionare il modello utilizzato in via Bolla”

Roghi notturni in via Gola nella notte di Capodanno di qualche anno fa

Roghi notturni in via Gola nella notte di Capodanno di qualche anno fa

Milano, 23 maggio 2024 – Dei soldi e degli interventi per riqualificare i caseggiati di via Gola non si è saputo più nulla. A maggio del 2019 Danilo Toninelli, in qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Attilio Fontana, allora come oggi presidente della Regione Lombardia, e Stefano Bolognini, ai tempi assessore regionale alla Casa, sottoscrivevano e annunciavano un accordo da 101 milioni di euro da destinare proprio al recupero delle case e dei quartieri popolari. Tra questi i fondi espressamente riservati ad interventi da realizzare nel Comune di Milano ammontavano a 48,2 milioni.

L’annuncio (per ora) disatteso

E a margine della conferenza stampa organizzata per l’occasione fu Bolognini a dire che quei soldi sarebbero stati dirottati su via Bolla e, per l’appunto, su via Gola, considerato che per il Giambellino-Lorenteggio c’era già, e c’è tuttora, un piano in corso. Su quei soldi gravava infine un vincolo temporale: si precisò che si sarebbero dovuti spendere entro 60 mesi, vale a dire, entro 5 anni, indicativamente entro la fine del 2024, un orizzonte che allora sembrava lontano.

Ora, a cinque mesi dall’inizio del 2024 e all’indomani dell’arresto di cinque spacciatori che gravitavano intorno ai caseggiati di via Gola, talvolta nascondendovi anche armi, come emerso dalle intercettazioni, ecco ora ci si chiede che fine abbiano fatto quei soldi e gli interventi promessi. Un interrogativo riguarda in particolare via Gola perché in via Bolla i cantieri si sono poi aperti, come riportato anche su queste pagine. In via Gola invece no, qui non si è più saputo nulla.

Lo spartiacque pandemia

Vero, nove mesi dopo quella conferenza stampa si aprì un biennio senza precedenti: quello della pandemia da Coronavirus con tutto quello che la pandemia ha comportato anche per i cantieri pubblici. Nonostante questo a dicembre 2020, quindi mentre Milano, la Lombardia e l’Italia intera erano ancora alle prese con il virus, si tornò a parlare di soldi e interventi per i caseggiati ed i quartieri popolari, via Gola compresa: la Giunta regionale, infatti, diramò un comunicato col quale rendeva noto di aver approvato uno stanziamento di 42 milioni di euro "per la rigenerazione di quattro zone popolari di Milano: i quartieri Mazzini, Gratosoglio e via Gola e gli edifici di via Bolla dal civico 26 al 42".

In sostanza si trattava della delibera con la quale veniva recepito e reso spendibile il finanziamento dell’accordo di cui sopra. Un annuncio al quale, nel caso di via Bolla, seguirono i lavori. A dicembre del 2022 si è infatti partiti con la riqualificazione energetica del fabbricato B (civici 26-36). Da lì ad un semestre abbondante sarebbero poi partiti i lavori sulla stecca A, quella da abbattere e ricostruire mantenendo 155 alloggi ma aumentandone la metratura e portandoli alla classe energetica A3. In via Gola, invece, non è mai partito nulla di simile, nessun intervento strutturale, niente che possa andare oltre la manutenzione ordinaria o straordinaria che sia. Per quale ragione?

La rassicurazione e il vincolo

Dall’assessorato regionale alla Casa e all’Housing sociale fanno sapere che i fondi stanziati nel 2019 per via Gola ci sono ancora e ammontano a 20 milioni di euro. Non si sono spesi ma non si sono persi. E non si sono spesi perché prima di aprire i cantieri occorre mettere a punto un piano per l’ordine pubblico che consenta di proteggere il cantiere stesso e gli operai che vi dovranno lavorare da chi non ha interesse che in via Gola le cose cambino, migliorino: il riferimento non è solo agli occupanti abusivi ma anche e soprattutto alla criminalità, comune e no, che sfrutta il degrado dei caseggiati per i propri affari.

Questo, fanno sapere dall’assessorato regionale, è un punto dirimente: occorre mettere a punto un piano per proteggere il maxi-cantiere per la riqualificazione dei caseggiati altrimenti si rischia, una volta avviate le opere, di doversi continuamente occupare di difendere e ripristinare il cantiere stesso più che di far avanzare i lavori. A tal proposito da Palazzo Lombardia fanno proprio l’esempio di via Bolla, dove è stato innalzato un muro per proteggere i lavori ed impedire che gli occupanti abusivi potessero tornare nello stabile. "In via Gola – sussurrano dall’assessorato regionale alla Casa – la situazione, per quel che riguarda l’ordine pubblica, è più complicata rispetto a via Bolla. Per proteggere il cantiere occorre la presenza fisica delle forze dell’ordine, occorrono i blindati".

Gli intralci

Necessario, quindi, un piano concordato con la Prefettura. Quel piano che finora non si è fatto perché nel frattempo, sottolineano a domanda dalla Regione, ci si è focalizzati su altri importanti interventi di rigenerazione, a partire proprio da quello di via Bolla: "Sarebbe stato complicato gestire due interventi tanto massicci, quali quelli di via Bolla e via Gola, in contemporanea".

Altro punto che non facilita l’immediato avvio dei lavori di riqualificazione di via Gola è il reperimento, stavolta a carico dei servizi sociali del Comune, di spazi e soluzioni per dare ospitalità agli occupanti senza titolo che sarebbero sfrattati dai caseggiati ma anche accoglienza temporanea a chi, pur essendo in regola, dovrà allontanarsi temporaneamente dall’alloggio per consentire l’esecuzione dei lavori.

In tutto questo la strategia della Regione è quella del mix: una parte dei caseggiati di via Gola sarebbe ristrutturata per poi rivenduta sul mercato privato, mentre una parte, una volta riqualificata, continuerebbe ad essere data in affitto. C’è da capire il quando, però.