Milano, rimosso il murales per le donne iraniane: "Segnale terribile per la democrazia"

Alexsandro Palombo è l’autore di "The Cut" con Marge Simpson che si taglia i capelli per solidarietà. Il disegno davanti al Consolato è durato meno di 24 ore: "Per il governo iraniano un simbolo inaccettabile"

Milano, 6 ottobre 2022 - È durata meno di un giorno l’opera artistica con Marge Simpson senza più la sua chioma blu, tagliata in solidarietà a Mahsa Amini e a tutte le donne iraniane. Un disegno di Alexsandro Palombo applicato su un pannello di cantiere davanti al Consolato dell’Iran a Milano in viale Monte Rosa. Sparito da un giorno all’altro. Per mano di chi, ancora non si sa. Ma "rifarò l’opera", assicura l’artista originario del Salento e milanese d’adozione, conosciuto nel mondo per le sue opere satiriche, riflessive e irriverenti.

L’opera è stata vandalizzata o è stata proprio rimossa? "È stata completamente rimossa. Non deturpava alcun muro: l’unica cosa che deturpava era la vista ad altissimo contenuto di miopia di chi potrebbe affacciarsi dal consolato iraniano, visto che in linea d’aria era a circa 20 metri di fronte ai loro balconi. Quando le opere vengono vandalizzate, e questo accade frequentemente, si usano spray oppure vengono strappate ma resta sempre qualche brandello. In questo caso il pannello di legno usato per l’azione è perfettamente pulito".

Ha idea di chi possa essere stato? "Sicuramente nessun vandalo. Per il governo iraniano, il fatto che abbia usato un simbolo pop americano peraltro vietato in Iran diventa inaccettabile. A veicolare quel messaggio è proprio un’immagine che arriva dalla cultura popolare del loro acerrimo nemico".

Un brutto segnale per la democrazia? "Terribile, perché si è voluta cancellare un’opera particolarmente simbolica a sostegno delle donne iraniane: il fatto di farla sparire per non lasciarne traccia è inquietante, come sta avvenendo per tantissime donne in Iran. Sto ricevendo decine di migliaia di messaggi, tantissimi giornalisti e attivisti stanno seguendo la storia dell’opera e sono grati per il fatto che io abbia realizzato qualcosa di immediato, semplice e potente, capace di dar voce al loro ideale e alla loro lotta. Sono tanti gli attivisti iraniani che mi segnalano sparizioni di studentesse, è sconvolgente la reazione che questa semplice opera ha creato nei social tra gli iraniani, è come se diventasse una finestra da cui affacciarsi e urlare la loro rabbia e disperazione. È agghiacciante il grido di dolore, si sentono 40 anni di oppressione, la nuova generazione è pronta a ribaltare le sorti. Non possiamo voltarci dall’altra parte, i giovani sono pronti ad abbattere lo stato di tirannia, è un’onda nuova che ha bisogno del sostegno di tutti. Qualcuno ha deciso di rimuovere la mia opra per il grandissimo impatto che sta avendo. Sì, è il suo impatto a spaventare di più, perché è diventata simbolica. Un’immagine può diventare più deflagrante di qualsiasi bomba, e in questo caso diventa carburante per chi crede in un’ideale di libertà. È questo che spaventa il regime".

L’opera tornerà? "Sicuramente il migliore messaggio da dare in questo momento sarà ripristinare l’opera lì dove era".

Le era già capitato che un suo lavoro venisse cancellato? "Cancellato mai, vandalizzato si. Nel migliore dei casi i miei lavori sono richiesti dai Musei, come è capitato per la serie “Just because I am a woman” esposta sui muri di Milano nel 2019: è stata acquisita dal Museo delle arti decorative del Louvre di Parigi, entrando a far parte della collezione nazionale".

 

 

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