Francesco Felice Buonfantino*
Parola d’ordine “Rigenerazione”. Nulla è per sempre, tutto si evolve. Scontato? Non per l’Italia così avulsa
dai cambiamenti. Merito e demerito, se così si può dire, della gloriosa storia di cui portiamo ancora oggi
traccia su ogni edificio e che, però, non ci consente di aprirci alle “provocazioni” dell’architettura. City Life rappresenta la nostra “sfida” culturale. Nato dalle ceneri del vecchio Portello, oggi il quartiere si presenta con una veste innovativa, avanguardista, futurista.
Il progetto è affidato a grandi nomi dell’architettura, non italiani ca va sans dire, come Arata Isozaki, Daniel
Libeskind e Zaha Hadid, ma è uno degli apporti più interessanti che vanti il Paese in tema di riqualificazione
urbana. Unica eccezione è il contributo di One Works che ha disegnato parte del parco.
I grattacieli del business district traslano Milano in una dimensione internazionale, rappresentano una città
che galoppa per entrare nel novero delle grandi città del mondo come polo finanziario e architettonico d’eccellenza. L’area residenziale è più “umana”, tutt’altro, però, che “ordinaria”. Le costruzioni sono
innovative nei materiali e nello stile, i giardini sono un’interessante combinazione tra verde pubblico e arte.
Il tessuto urbano deve rinnovare le proprie cellule per continuare a vivere. A Milano è successo. In molti
altri luoghi non avviene, condannando le città a un lento, inesorabile, declino.
*Gnosis Progetti