Milano – “Casa Disabilandia è un rifugio per gatti che accoglie “gli ultimi degli ultimi“: mici abbandonati dalle loro famiglie perché, dopo incidenti, hanno perso l’autonomia per i bisogni oppure sono rimasti senza una zampa o hanno altri tipi di disabilità. Purtroppo molti umani in questi casi ricorrono alla soppressione. Ma i nostri mici sono la prova che “disabili si può“. La disabilità non è una malattia ma una condizione che si può imparare a gestire. Con l’amore”. A raccontarlo è Cristina Casiraghi, responsabile del rifugio che ospita 30 felini in via Pietro Della Valle, in zona Crescenzago.
“Ogni giorno ricevo 5 o 6 richieste di nuovi ingressi, da tutta Italia. Famiglie che chiamano perché il loro gatto è stato investito e non vogliono più tenerlo. Come se fosse un giocattolo rotto”. Insomma, questo albergo per i mici che cercano casa è sempre al completo, con una lista d’attesa inesauribile. “Siamo una organizzazione no profit, ci sosteniamo grazie alle donazioni”. E alle anime sensibili che creano progetti proprio per la sopravvivenza di questo luogo: l’ultimo è a cura degli studenti dell’Istituto Galilei-Luxemburg di via Paravia, diretto da Anna Borando, che per “Disabilandia“ hanno creato il calendario 2025: hanno fotografato i gatti ospiti, trasformando le immagini con elementi surreali e fantastici grazie all’uso di Photoshop e strumenti di Intelligenza Artificiale. Il calendario è completato dal MicioStand, un supporto progettato e stampato in 3D che permette di esporre le 12 card mensili su un supporto da tavolo a forma di gatto. I calendari sono stati donati a Disabilandia e la loro vendita contribuirà a sostenere le attività dell’associazione. Ieri pomeriggio, la presentazione a “Mare culturale urbano“ in via Gabetti.
“Noi ringraziamo la scuola non solo per i calendari ma anche perché in questo modo contribuisce a far conoscere la nostra realtà e a sensibilizzare le persone”, continua la responsabile di Disabilandia. “Il nostro rifugio, riconosciuto da Ats, è a Milano da 3 anni. Prima, era a Rovigo, dove è stato fondato nel 2016. Noi ci prendiamo cura di questi animali, invitiamo i cittadini a visitare il nostro rifugio, lanciamo appelli per le adozioni e per le donazioni, perché sono la nostra linfa. Noi siamo tutti volontari (io, che sono una legale, insegno “negoziazione“ nelle aziende). Non è semplice. Ma, come esistono persone dal “facile abbandono“, esistono anche quelle dal cuore nobile, che scelgono di dare a questi gattini una seconda possibilità, una famiglia, del calore. E vengono ricompensati, perché questi mici cambiano la vita in meglio: se il gatto è già di per sé un animale sensibile, il gatto disabile è un maestro di vita e un modello di forza. Un esempio per reagire alle difficoltà. E poi, un gatto è sempre un gatto, anche con tre zampe o senza coda”.
Ieri è stata anche l’occasione per conoscere le storie di questi mici. “Abbiamo Debbolini, che si accuccia sempre vicino ai nuovi arrivati, per farli sentire protetti. Poi c’è Fusotto, che si scioglie in fusa solo a guardarlo. Max ha un vissuto pieno di traumi. Ma ora è sereno”. Straziante la storia di Leo, “che è nel rifugio dal 2016. È stato abbandonato dalla sua famiglia: lui cercava di tornare a casa ma lo rifiutavano”. E si potrebbe continuare all’infinito. “Mandorla è una gatta ammaliatrice: bianca e nera, con un occhio verde e uno blu”. Quando qualcuno trova casa, è una festa. “Poco più di due mesi fa, una gattina è stata adottata da una giovane volontaria che, dopo un periodo difficile, ha trovato grazie a lei un po’ di gioia”. Ancora: “Un’altra, che ha subìto danni dopo essere caduta dal balcone, era scontrosa con gli altri gatti ma amorevole con gli umani. E c’è stato chi l’ha capita, innamorandosene a prima vista”. Informazioni sui canali social dell’associazione.