Rider fanno causa a Uber, presidio in Tribunale

I rider di Uber portano avanti una causa davanti al Tribunale del Lavoro di Milano, accusando la strategia difensiva della piattaforma come una "completa mancanza di rispetto". Altri ciclofattorini si sono radunati per sostenerli. Un esperto analizzerà i dati di connessione nella banca dati aziendale.

La strategia difensiva è stata bollata come una "completa mancanza di rispetto" dai rider che lavoravano per Uber e stanno portando avanti una causa davanti al Tribunale del Lavoro di Milano. Secondo i legali della piattaforma, infatti, quei rider non hanno mai lavorato per Uber. Non meritano, quindi, alcun risarcimento. Per sciogliere ogni dubbio dovrà essere nominato un esperto per analizzare i dati di connessione nella banca dati aziendale. Schermaglie nella prima udienza del procedimento civile scaturito dall’indagine per caporalato coordinata dalla Procura di Milano che nel 2020 aveva portato al commissariamento della filiale italiana del colosso americano.

Per sostenere i rider in causa si sono radunati davanti al Tribunale civile altri ciclofattorini, un centinaio, con il sindacato di base Usb. Molti sono stati lasciati a casa da Uber nel luglio scorso, quando la piattaforma ha deciso di abbandonare l’Italia puntando le proprie carte su Paesi considerati più redditizi. "Anche con tutti loro ci stiamo organizzando per portare in tribunale le impugnazioni di licenziamento – spiega l’Usb – perché tutti i rider abbiano la possibilità di accedere alle tutele sociali previste in caso di licenziamento e gli vengano riconosciute le differenze retributive tra quanto hanno guadagnato lavorando come autonomi e quanto invece gli spetterebbe in quanto subordinati". Sono circa 600 le cause pronte a partire, aprendo un nuovo fronte giudiziario.

Andrea Gianni

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