
Un presidio dei rider davanti alla stazione di Milano Cadorna
Milano, 20 settembre 2020 - La nuova strategia segna una svolta, nel complesso fronte giudiziario sul mondo dei rider. Deliveroo, infatti, ha scelto di scendere a patti con alcuni dei fattorini milanesi che hanno presentato ricorsi pilota davanti al Tribunale del Lavoro. Soldi sul piatto per chiudere il contenzioso, arrivando a conciliazioni già ratificate dai giudici. "In questo modo cercano di evitare che vengano emesse sentenze a loro sfavorevoli come quella di Torino e della Cassazione su Foodora – spiega Angelo Avelli, del collettivo Deliverance Milano che ha promosso i ricorsi – impedendo soprattutto che il Tribunale si esprima sulla qualificazione del rapporto di lavoro e sulla subordinazione, creando altri precedenti".
Così nel corso delle udienze in corso da giugno i rider milanesi, assistiti dagli avvocati Antonio Pironti, Massimo Laratro e Domenico Vitale, si sono visti offrire dai legali del loro ex datore di lavoro, Deliveroo, somme fino a settemila euro per arrivare a un accordo. I ricorsi pilota sono stati presentati da dieci ex fattorini, quasi tutti stranieri, “sloggati“, cioè disconnessi dalla piattaforma che gestisce le consegne e privati da un giorno all’altro del lavoro. Sono le prime cause a Milano dopo la sentenza della Cassazione sul “caso Foodora“. Per la Suprema Corte, ai ciclofattorini delle consegne a domicilio vanno applicate le tutele del lavoro subordinato, come previsto dal Jobs Act, nella forma “ibrida“ delle "collaborazioni organizzate dal committente". Tutele che, secondo l’avvocato Laratro, "devono riguardare anche la disconnessione del rider, che equivale a un licenziamento".
Un rider che lavorava per Deliveroo, si legge in uno dei ricorsi, è stato “sloggato“ all’improvviso lo scorso 23 gennaio. "Il ricorrente è stato estromesso dal servizio – scrivono i legali – e la società in relazione al licenziamento non ha mai sottoposto il ricorrente ad alcuna procedura disciplinare né ad altre procedure previste dall’ordinamento". Orari, organizzazione del lavoro, stipendio, un "rigido, rigoroso ed invasivo controllo datoriale" che secondo i legali indicano un lavoro autonomo fittizio. Intanto potrebbe approdare in Tribunale anche la battaglia contro il contratto di lavoro firmato da Assodelivery e il sindacato Ugl. Un contratto definito dagli altri sindacati "pirata", perché "dietro miglioramenti solo apparenti perpetua le condizioni esistenti", scavalcando il tavolo in corso al ministero, che ha riconvocato le parti per il 24 settembre. Deliverance Milano sta valutando l’opportunità di impugnare il contratto in Tribunale, oltre a una nuova stagione di mobilitazioni sulle strade di Milano.