
Guardia di Finanza
Milano, 30 novembre 2016 - Un presunto maxi-riciclaggio da circa 2,7 miliardi di euro di soldi derivanti da attività illecite della "comunità cinese" trasferiti, attraverso agenzie di money transfer abusive e società basate a Londra, in Cina. È il centro dell'inchiesta della Procura di Milano che ha portato ad un fermo di una persona originaria del Paraguay e agli arresti domiciliari un italiano e un cinese. Perquisizioni sono state eseguite dalla Polizia e dalla Gdf nella 'chinatown' milanese e a Roma.
L'inchiesta era partita circa un anno fa da segnalazioni di sospetto riciclaggio e da un esposto anonimo che denunciavano l'esistenza di un'organizzazione criminale creata dalla comunita' cinese, attiva in tutta Italia, e finalizzata al trasferimento in Cina di notevoli somme di denaro provenienti da attivita' illecite. Secondo la ricostruzione dei pm Grazie Colacicco e Giordano Baggio, il denaro 'sporco' sarebbe stato raccolto attraverso agenzie abusive di 'money transfer' che si trovano soprattutto a Milano. Le accuse per i fermati e altri indagati sono, a vario titolo, associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalita', esercizio abusivo di attivita' finanziaria, abusiva prestazione dei servizi di pagamento, riciclaggio, autoriciclaggio e vari delitti tributari. Gli indagati avrebbero creato una contabilita' parallela.
IL SISTEMA - L'origine dell'associazione a delinquere, stando alle indagini condotte dalla polizia giudiziaria e dalla Guardia di Finanza, risale a un accordo tra i tre fermati e una famiglia cinese. Quest'ultima era incaricata di raccogliere dalla comunita' orientale il denaro di provenienza delittuosa da trasferire in patria, con l'apporto di un avvocato e un commercialista 'esterni' al gruppo. Gli indagati avrebbero costituito delle societa' con sede in Inghilterra che avevano il compito di gestire il trasferimento del denaro in grado di aggirare, cosi' li definiscono gli inquirenti, i "blandi controlli dell'Autorita' di Vigilanza inglese (Fca)". "In particolare - si legge in una nota - risulta che le societa' abbiano canalizzato sui propri conti correnti ingenti quantita' di denaro contante proveniente da agenzie di money transfer in prevalenza riconducibili a cittadini cinesi e disseminate in tutto il territorio nazionale. La raccolta e' stata effettuata soprattutto avvalendosi di societa' di trasporto valori incaricate del ritiro delle somme dalle agenzie e del successivo deposito presso gli istituti di credito. Il denaro contante - proseguono gli investigatori - e' stato sistematicamente trasferito all'estero mediante bonifici bancari su conti correnti accesi nel Regno Unito e riconducibili a societa' inglesi, e successivamente inviato ai beneficiari finali di cui, allo stato, non si conosce l'identita', che si trovano in massima parte nella Repubblica Popolare Cinese"