
MILANO
Ingressi illeciti nelle banche dati delle forze dell’ordine e sospetti pure su un presunto giro di ricettazione di cronografi di lusso. Sono questi i due fronti di un’inchiesta della Procura che ha portato nei giorni scorsi ad alcune perquisizioni a carico di un agente della polizia locale e dei due titolari di due negozi di orologi, di cui uno in zona Porta Romana. I tre risultano coinvolti nell’indagine coordinata dai pm Cristina Roveda e Carlo Scalas e affidata ai carabinieri del Comando provinciale. Stando a quanto emerge dagli atti, il ghisa, quando era in servizio all’Annonaria, e i due titolari dei negozi, assistiti dal legale Antonio Buondonno, tra luglio e agosto scorso, avrebbero indotto, stando alla ricostruzione dei pm, alcuni operatori della polizia a effettuare una serie di accessi abusivi alla banca dati Sdi (Sistema d’indagine) per ottenere informazioni non autorizzate.
Da qui, per i tre, è scattata l’accusa di accesso abusivo a sistema informatico. Il vigile di 47 anni è anche indagato per la presunta ricettazione di un Rolex contraffatto, che avrebbe acquistato e poi rivenduto al prezzo di 800 euro. Inoltre, risulta sempre dal decreto, il quarantasettenne è accusato pure di aver falsamente attestato la sua presenza in servizio nello scorso luglio, nonostante in quel periodo si sia allontanato più volte per alcune ore senza giustificazione dagli uffici dove lavorava. L’inchiesta nasce da una costola di quella coordinata ancora dal pm Scalas, che nel 2018 aveva scoperchiato quello che nelle carte veniva definito come il "sistema Cobelli", cioè un sistema di "favori" in cambio di sconti sulle multe che ruotava attorno al delegato della Cisl. Favori personali di ogni tipo che, anche in quel caso,comprendevano, secondo l’accusa, disinvolti accessi abusivi ai sistemi informatici per avere informazioni su persone che potevano essere amici, parenti o semplici conoscenti; il tutto in cambio di lauti compensi che venivano liquidati in separata sede. Gli accertamenti investigativi erano partiti dalla denuncia di un ex sindacalista e aveva portato nel 2019 all’arresto della vigilessa Irene Franca Cariello e delle impiegate dell’ufficio Riscossioni di via Friuli Assunta Vardaro e Anna Maria Montuoro; nel 2020, poi, la medesima misura cautelare aveva colpito il ghisa Agostino Cianflone, accusato di aver "aggiustato" gli importi delle contravvenzioni sul sistema di gestione digitale del Comune a fronte di pagamenti brevi manu dei conducenti sanzionati.
Negli atti, però, c’era anche altro: condotte in molti casi non penalmente rilevanti, ma che fotografavano uno spaccato inquietante di clientelismo. Il "sistema Cobelli" si basava su un continuo e reciproco scambio di favori, retribuiti in nero.
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