Contrastare la povertà infantile attraverso una rete di 500 associazioni: è questo l’obiettivo di “Qubì“, il progetto di Fondazione Cariplo partito sei anni fa e i cui risultati sono stati presentati ieri. Dal 2017 a oggi l’iniziativa ha messo in campo quasi 27 milioni di euro e aiutato 29.500 bambine e bambine, ragazzi e ragazze.
Il programma fu voluto dall’ex presidente della fondazione Giuseppe Guzzetti: "Quella di oggi è una povertà che deprime - ha detto - manca il minimo indispensabile". Lo scopo è "estirpare la povertà" con l’obiettivo di realizzare il verso della poesia di Gianni Rodari (“Il giorno più bello della storia”): "Un giorno senza fame". Il progetto è stato presentato attraverso un’infografica basata su parole chiave, dove la prima è “conoscere”, base della trasformazione: "Si è cercato di capire cosa funzionasse, per poi intervenire su ciò che manca, andando a comprendere il numero delle famiglie in povertà, informandosi su quante di loro avessero richiesto e ricevuto un sussidio (19.730), per scoprire quante invece fossero rimaste fuori, trovando il modo di coinvolgere anche loro, richiamando le realtà della comunità come parrocchie, associazioni e cooperative".
Ora la sfida è estendere questo progetto a tutto il territorio nazionale. Le fondazioni - sottolinea il presidente di Acri e Cariplo Giovanni Azzone - "possono svolgere un ruolo fondamentale". Intesa Sanpaolo, che ha tra i suoi azionisti proprio le fondazioni tra cui Cariplo, è pronta a "garantire il suo supporto", afferma il Ceo Carlo Messina. Che ricorda così la genesi del progetto: "Ricordo Guzzetti che commosso mi parlava dei numeri legati alla povertà minorile. Rimasi colpito e mi resi conto che doveva diventare una delle priorità della nostra banca. Guzzetti è una persona straordinaria non solo per le cose fatte ma anche per la sua sensibilità". Monica Villa, vicedirettrice area Servizi alla persona della Fondazione, racconta: "La povertà è un fenomeno complesso che non si può affrontare da soli. È una povertà di opportunità per i minori". Ora la nuova sfida: esportare il modello Qubì anche fuori dalla città.
Giulia Gatti