STEFANIA TOTARO
Cronaca

Ricatti a luci rosse Quei video hard nella buca delle lettere "Paga o ti roviniamo"

Una donna di 48 anni vittima di “revenge porn” da parte del suo ex: a processo tre uomini e una complice accusati di estorsione e stalking. Pretendevano il pagamento di piccole somme per non diffondere i filmini.

Ricatti a luci rosse Quei video hard nella buca delle lettere "Paga o ti roviniamo"

di Stefania Totaro

"Paga, o ti roviniamo la reputazione". E così hanno fatto, secondo le accuse della Procura di Monza, arrivando persino a infilare nella cassetta delle lettere dei vicini di casa della vittima un video hard personale. Un revenge porn, quello a cui sarebbe stata sottoposta una 48enne, che vede ora a processo al Tribunale di Monza tre uomini e una donna, per i reati di stalking, diffamazione ed estorsione aggravata. I fatti contestati risalgono alla primavera del 2018. La vittima, stando alla sua denuncia, aveva avuto una relazione con uno degli imputati, un 48enne di Trezzo sull’Adda. "Ho fatto tutto perché l’amavo. Ho persino ospitato in casa quello che lui mi aveva detto che era suo cugino e non sapeva dove andare a dormire e invece poi ho scoperto che era il suo compagno", ha sostenuto la 48enne, che si è costituita parte civile al dibattimento, rinviato a gennaio dopo la testimonianza di un vicino di casa.

"Un altro condomino mi ha fatto avere una lettera anonima scritta al pc in cui si diceva che l’inquilina riceveva uomini stranieri in casa, anche minorenni, che pagava per prestazioni sessuali. E che gli stessi si erano resi protagonisti di furti in appartamenti – ha raccontato il 56enne –. Nella busta c’era una pen drive che probabilmente conteneva il video, ma non l’ho messa nel pc per paura di virus. Il vicino però mi ha mostrato un video che riprendeva un rapporto sessuale dove si riconosceva lei con alcuni uomini con il volto coperto da personaggi dei cartoni animati". Per il video hard, secondo l’accusa, entrano in gioco i due complici, un 26enne di Cornate d’Adda e un 37enne siciliano, nel ruolo di attori. Anche questi ultimi sono imputati insieme al primo, che in questa vicenda rivestiva il ruolo di regista, mentre la quarta imputata è una donna 33enne che avrebbe aiutato gli altri tre nell’attuazione del piano.

Dal momento in cui realizzano il filmato, gli uomini cominciano a chiedere alla donna soldi, stando all’impianto accusatorio sostenuto dal pubblico ministero della Procura di Monza Carlo Cinque che rappresenta la pubblica accusa anche al processo. Piccole somme, al massimo 500 euro, che la donna era costretta a prelevare per timore che il contenuto del video venisse reso pubblico. Dopo averla bersagliata di messaggi volgari e umilianti tramite whatsapp, gli imputati sarebbero passati ai fatti. Dal telefonino della donna imputata, infatti, sarebbero riusciti a entrare nel profilo Facebook della presunta vittima, dal quale hanno inviato il video a luci rosse a tutti i suoi contatti di vita privata, famiglia e lavoro. Una situazione capace di ridurre la bersagliata in uno stato di profonda frustrazione e disagio personale. "Una volta ha telefonato alla mia compagna dicendo che nel condominio c’era il suo ex fidanzato e aveva paura – ha raccontato ancora il vicino di casa della 48enne –. Poi sulla sua porta di casa abbiamo trovato incisa una croce. Chiedeva di essere accompagnata nel box perché temeva qualche aggressione. Poco tempo dopo infatti ha deciso di trasferirsi".

Gli imputati negano le accuse. Il quarantottenne sostiene che soltanto nella testa della donna tra loro c’era una relazione sentimentale.