Revenge porn, prima condanna milanese

Lui non si rassegna e ricatta con foto hard la collega di lavoro in Procura

Cassazione

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Milano,16 luglio 2019 – Secondo gli ermellini, la condotta nei confronti dell’ex che, per vendetta, carica in rete i video hot della fidanzata, fa scattare la condanna per stalking, diffamazione e lesione della privacy: perché da un lato «è un atto persecutorio in quanto la donna riceve proposte indecenti dagli utenti, dall’altro viene divulgata una falsa immagine della stessa che viene presentata come disponibile a rapporti sessuali, infine sono pubblicati momenti che appartengono e devono restare nella sua sfera più intima». La Cassazione non risparmia l’ex fidanzato della ragazza che si è macchiato di plurimi reati con il suo gesto, al punto che i giudici di merito hanno deciso di condannarlo per diffamazione aggravata, atti persecutori e trattamento illecito di dati personali in danno della fidanzata. Cosa era successo tra i due in questione. Si erano conosciuti negli uffici della Procura di Milano, al quarto piano, dove lavoravano entrambi.

Avevano flirtato e avevano avuto rapporti nella casa di lui, D.G. Dopo la fine della relazione, l’imputato non si dava pace. Aveva tentato di recuperare il rapporto, senza lieto fine, così impazzito, aveva cominciato a distribuire post-it con offese rivolte alla donna, ma soprattutto aveva divulgato su internet i video della donna in atteggiamenti intimi con lui. Nonostante le rimostranze dell’uomo in sede di legittimità, la quinta sezione penale ha ritenuto di dover confermare la condanna dei gradi precedenti. «L’agire dell’uomo trovava spiegazione nel risentimento e nel rancore nutrito nei confronti della fidanzata per la fine della loro relazione e, quindi, nell’interesse ritorsivo a screditarla non solo nell’ambiente di lavoro (dove l’uomo aveva diffuso bigliettini con epiteti denigratori della donna), ma anche agli occhi della vasta platea degli utenti del web». E ancora si legge nelle sentenza della Cassazione «l’uomo, con ottime competenze informatiche, postando sette video intimi e denigratori aveva interesse a creare alla ex una situazione di turbamento esistenziale scaturente dall’essere additata, e addirittura ricercata, come persona disponibile ad incontri sessuali occasionali e perversi con sconosciuti. Tale condotta integra gli estremi della revenge porn».

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