Regione Lombardia, i dubbi sul Fontana bis e il rischio dello scontro nel centrodestra

La sua ricandidatura consentirebbe alla Lega di non perdere la leadership nella coalizione a vantaggio della quotatissima Moratti e delle mire di FdI

Il presidente della Regione, Attilio Fontana, e la sua vice Letizia Moratti

Il presidente della Regione, Attilio Fontana, e la sua vice Letizia Moratti

Solo a maggio si saprà se Attilio Fontana sarà o no rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano sul caso camici. Ma il presidente della Regione conta di sciogliere ogni riserva sulla sua eventuale ricandidatura ben prima che si pronunci il giudice dell’udienza preliminare. La scadenza resta quella già indicata dallo stesso Fontana: entro marzo, entro questo mese, si saprà se il governatore andrà o no a caccia del secondo mandato. Un fatto, questo, che – sottolineano dallo staff di Fontana – conferma come le due vicende, quella giudiziaria, e quella politica, corrano parallele senza che la prima condizioni la seconda. La scadenza di marzo – spiegano i suoi stretti collaboratori – è stata scelta e fissata dal governatore in ragione della pandemia: una volta finita o ridimensionata l’emergenza sanitaria, si affronterà il tema ricandidatura. Per l’annuncio, allora, sembra sia questione di poche settimane.

Stando a quanto trapela in questi giorni, Fontana sta considerando la possibilità di ricandidarsi e, anzi, la sua ricandidatura è attualmente l’unica soluzione che consenta di evitare scontri interni alla coalizione di centrodestra. Da presidente uscente, Fontana ha ovviamente pieno diritto di giocarsi il secondo mandato a Palazzo Lombardia e questo consentirebbe alla Lega di evitare il rischio di un presidento o candidato presidente espresso da un altro partito. Rischio che invece diventerebbe più che sostanziale se Fontana dovesse scegliere di non ricandidarsi. A quel punto, infatti, la pretesa della Lega di esprimere il candidato governatore diventerebbe, piaccia o no, tema di scontro all’interno della coalizione. E per almeno due motivi: Letizia Moratti, forte della buona riuscita della seconda fase della campagna vaccinale lombarda e dall’essere stata in lizza per il Quirinale, sarebbe, sulla carta, il nome più forte tra quelli a disposizione del centrodestra. Senza dimenticare che tra le condizioni per il suo ingresso nella Giunta lombarda pare ci fosse anche una sua candidatura alla presidenza nel 2023. Possibile che tra un anno Moratti decida di giocarsi un ruolo nazionale, visto che si voterà non solo per le Regionali ma anche per le Politiche. Ma se così non fosse sarebbe dura per la Lega trovare un nome di maggior spessore col quale continuare ad esprimere la presidenza della Regione. Non sembrano tali quelli del ministro Massimo Garavaglia o dell’assessore Guido Guidesi. Il secondo motivo di scontro coincide con Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni continua a far proseliti in Lombardia, ad annettere sindaci, a guadagnare consensi. Un’ascesa a danno della Lega, da qui la necessità del Carroccio di frenare sul nascere – con la ricandidatura di Fontana – l’apertura di ogni trattativa sul candidato. Non è un caso che Daniela Santanché, coordinatrice lombarda di FdI, abbia già ipotizzato un proprio nome per la Lombardia. Decisive saranno, poi, le scelte e la strategie della coalizione a livello nazionale.

 

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