
Il Refettorio Ambrosiano: fra i protagonisti dell’iniziativa lo chef emiliano Massimo Bottura
Milano, 12 giugno 2025 – Le ricette anti spreco a tavola. Attorno, opere d’arte e arredi di designer. Perché la bontà e la bellezza seguono lo stesso passo nutrendo insieme corpo e anima. È l’essenza del “Refettorio Ambrosiano” che festeggia 10 anni di vita.
Era giugno 2015 e l’Expo attirava ogni giorno migliaia di visitatori da tutto il mondo, quando nell’edificio ex sala cinematografica e teatrale della parrocchia di San Martino in Greco nasceva quest’opera con cui la diocesi di Milano voleva rendere concreto quotidianamente lo slogan al centro dell’Esposizione universale, “Nutrire il pianeta. Energia per la vita“, cucinando grazie agli chef le eccedenze dei padiglioni.
Una risposta ai bisognosi, certo, che a quei tavoli cenano – tutte le sere si siedono circa 90 ospiti – ma soprattutto un modo per mostrare al mondo che non esistono scarti, né di cibo né di persone. Come gli alimenti avanzati possono diventare ingredienti di pietanze nuove, così ognuno può riscoprire il proprio valore e la propria unicità. E da 10 anni questa esperienza non solo continua ma si è allargata ad altre città. Non una mensa, non un ristorante: di più.
Dal 2015 a oggi sono stati oltre 260mila i pasti preparati, di cui almeno 220mila “ordinari” erogati a circa 2.900 persone senza dimora e in condizioni di povertà, e oltre 10mila serviti in occasione di più di 200 eventi benefici, grazie a uno staff professionale permanente (oggi composto da 11 persone e 4 tirocinanti) e di quasi 90 volontari in media all’anno.
Fiore all’occhiello, la partecipazione di 65 grandi chef in eventi durante i mesi di Expo 2015. Più di 14 mila, poi, i pasti gratuiti del progetto “Il pranzo è servito”, per quasi 550 anziani soli in estate a Milano, e altri 9.500 cucinati per i circa 80 ultrasettantenni del quartiere coinvolti nel progetto “Le Querce”. In cima ai numeri, le 40 le tonnellate di eccedenze alimentari cucinate dopo essere state recuperate dal Mercato ortofrutticolo di Milano e da punti vendita della grande distribuzione (1.400 tonnellate sono poi state distribuite in altri punti di erogazione della rete Caritas).
Non solo: in un anno, grazie a 30 pannelli fotovoltaici, sono stati prodotti più di 15 kilowatt di energia rinnovabile per l’autoconsumo.
E per nutrire l’anima sono stati promossi più di 300 eventi culturali, tra cui il “menù della poesia“, con componimenti recitati da attori, promossi dall’Associazione per il Refettorio, anche a fini di raccolta fondi per la struttura. Ancora largo alla bellezza con 13 “tavoli d’autore” e 6 opere di artisti contemporanei. “Questo è nato come luogo giusto – parole di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e vicecommissario del Padiglione Vaticano a Expo 2015 – per lottare contro lo spreco di cibo. Buono, cioè solidale e accogliente. E bello, pieno di opere d’arte. In questi 10 anni abbiamo affermato nei fatti che il diritto al cibo dev’essere diritto a un’alimentazione di qualità”.
In prima linea lo chef modenese Massimo Bottura, che ha contribuito in modo determinante al varo del progetto e ha poi dato vita all’associazione Food for Soul (promotrice di altri Refettori nel mondo) e il curatore e direttore artistico Davide Rampello, che ha avuto l’idea del Refettorio, “uno spazio che è stato arredato con cura. Etimologicamente, arredare vuol dire avere cura. L’antico rito del convivio, qui assume un significato straordinario”.
Ribaltando “uno scandalo – sottolinea l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini –: quello dello spreco e, contemporaneamente, di gente che aveva fame, anche a Milano”. Ora, “c’è un ulteriore passo avanti da compiere? Una nuova parola, oltre pacco, emporio, mensa, refettorio, per combattere l’iniziale scandalo? Mi viene in mente un’evoluzione: la sala da pranzo, il luogo più bello di una casa, ma soprattutto quello in cui si siede a tavola gente che si conosce”. Per costruire relazioni e moltiplicare il bene.
“Non dobbiamo metterci paura – la riflessione del sindaco Giuseppe Sala e Commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala – per i tanti problemi e le tante violenze dell’oggi, anche nella nostra città. C’è ancora una montagna di persone che non hanno perso la volontà di prodigarsi per gli altri. E questo luogo ne è la prova. Anche per la continuità: dopo 10 anni è ancora un progetto vitale, e quella che appariva una piccola iniziativa è diventata una grande impresa”.