Milano, reddito di cittadinanza? Per tutti: l’Inps ora va a caccia di clochard

L’iniziativa per cercare chi ha diritto ai sussidi ed è troppo fragile per riuscire a chiederli. Sportelli nei rifugi. Il dirigente Tito: "Li staneremo dove vivono"

Lo sportello dell’Inps che è stato aperto  nel rifugio per senzatetto di via Sammartini

Lo sportello dell’Inps che è stato aperto nel rifugio per senzatetto di via Sammartini

Milano, 16 ottobre 2019 -  Un esercito di “invisibili” , composto da senzatetto che avrebbero diritto a prestazioni, come il reddito di cittadinanza, ma non fanno richiesta. Persone in situazioni di disagio, che sono rimaste senza lavoro e quindi senza un’entrata o sono finite nel vortice di crisi familiari. E hanno perso anche la forza di rivolgersi alla pubblica amministrazione, per cercare quella boccata d’ossigeno che potrebbe essere una spinta per risalire.

«Noi andremo a stanarli, andremo da loro senza aspettare che arrivino ai nostri sportelli», spiega il direttore del coordinamento metropolitano dell’Inps Gregorio Tito, tra i promotori di un progetto pensato a Milano ed esteso su scala nazionale. Progetto che a Milano, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche sociali del Comune, si concretizza nella presenza, un giorno alla settimana, di una squadra di funzionari dell’Istituto nazionale previdenza sociale in due rifugi per persone in difficoltà: la Casa dell’accoglienza Enzo Jannacci in viale Ortles e il Centro Aiuto della Stazione Centrale (Casc) in via Sammartini, a pochi passi dallo scalo ferroviario attorno al quale gravitano senzatetto provenienti da tutta Italia.

Offriranno assistenza per chiedere prestazioni come reddito di cittadinanza, pensione, Naspi, bonus e invalidità. Un primo filtro è a cura degli operatori del Comune, che faranno da tramite fra gli utenti e i funzionari Inps. Sulla base del numero di richieste di aiuto che perverranno allo sportello il servizio “Inps per tutti”, che è stato attivato contemporaneamente in quattro città italiane (Roma, Bologna, Torino e Napoli, mentre presto potrebbe essere esteso anche a Bari e Palermo), dopo una fase sperimentale, potrà essere potenziato estendendo gli orari del personale. «Casa Jannacci e il Casc accolgono circa 1.500 persone ogni anno – spiega l’assessore alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti – e secondo una prima stima potrebbero essere circa 500 gli ospiti interessati da questa misura».

Il 30% degli utenti , quindi, avrebbe diritto a prestazioni, ma non le percepiscono perché non fanno richiesta. «L’idea è nata a Milano un anno e mezzo fa – sottolinea Gregorio Tito – vogliamo rivolgerci a persone che hanno un diritto ma non ne sono consapevoli, oppure non hanno la forza di rivolgersi all’ente pubblico. Con il Comune abbiamo aperto anche uno sportello a Quarto Oggiaro, e vogliamo estendere le strutture decentrate per avvicinarci a chi è in difficoltà». Cadere nel baratro e finire ai margini non è difficile, mentre è molto più arduo risalire. E le cause della crisi sono molteplici. La perdita improvvisa del lavoro o la trasformazione dell’impiego in part-time, una separazione che manda in frantumi il nucleo familiare, depressione e malattie. «Queste prestazioni – conclude Tito – potrebbero essere un impulso per riprendersi dalla crisi, e rilanciarsi nel mercato del lavoro».

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