Reddito di cittadinanza a 4 milanesi su 100

Flop dei progetti di utilità collettiva: zero ricollocamenti e troppe truffe

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Su mille residenti nella Città metropolitana di Milano, 44 percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza. Un esercito composto da 34.450 nuclei familiari, pari a 66.056 persone nel mese di giugno 2022 (ultimi dati disponibili dalle rilevazioni Inps), con numeri in aumento anno dopo anno nonostante il recente giro di vite. Solo 189 persone, però, sono state coinvolte a Milano dal 2020 in quei Progetti utili alla collettività (Puc) che furono uno dei punti cardine della norma anti-povertà varata nel 2019. I Puc rimasti attivi ora contano 50 percettori coinvolti. E anche sul fronte delle offerte di lavoro attraverso i centri per l’impiego, pensate come un volano per uscire dal circuito della pubblica assistenza e iniziare una vita autonoma, i numeri sono impietosi. Crepe e paradossi di una norma finita al centro del dibattito politico e della campagna elettorale, fra “abolizionisti“ e “riformisti“, con idee confuse sul tavolo.

A Milano l’assegno medio mensile è di 472,65 euro, una somma che da sola non basta per vivere in una delle città con i costi più alti in Italia. Ha funzionato il pilastro della norma relativo all’assistenza ai bisognosi, perché il sussidio è stato un’ancora di salvezza per migliaia di famiglie spinte verso la povertà durante la pandemia. In media, in Lombardia, percepiscono il RdC 33 residenti su 1000, mentre la media nazionale è di 67 persone su 1000. Milano, con il suo tasso di 44 su 1000, si colloca sopra la media lombarda ma ben al di sotto di città del Sud come Napoli o Palermo, rispettivamente 202 e 192 ogni mille abitanti. Circa il 45,8% dei percettori, come è emerso da una ricerca Inapp, è composto da “working poor“, cioè persone con un lavoro a bassissimo reddito, che non consente di vivere. Scenario emerso anche da un rapporto del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano: "Circa un terzo dei percettori non sono soggetti al patto per il lavoro, per ragioni anagrafiche, per disabilità importanti o altri motivi, gli altri sono, per più della metà, occupati ma con redditi che non impediscono di percepire il beneficio". Un dato evidenziato anche dal sindaco Giuseppe Sala quando è stato firmato il Patto per il lavoro con i sindacati. Tutte le crepe emergono quando si esce dal perimetro dell’assistenza, e si entra in quello del ricollocamento nel mercato del lavoro.

Secondo i dati contenuti in una risposta dell’assessorato al Welfare di Palazzo Marino a un’interrogazione dei consiglieri comunali Chiara Valcepina e Francesco Rocca, solo 189 beneficiari sono stati coinvolti in diversi periodi in quei Progetti Utili alla Collettività obbligatori per la noma del 2019, sospesi durante la pandemia e poi ripartiti lentamente. In sei, ad esempio, lavorano alla sbobinatura delle interviste nell’ambito della ricerca “anziani Lgbt“ promossa dall’associazione Nestore. Altri 71 sono stati impiegati dal Comune come supporto per controllare i Green pass, quando era in vigore l’obbligo. In 11, invece, si occupano della sanificazione dell’Ufficio rom, sinti e camminanti e di altri spazi della cooperativa Spazio Aperto Servizi. Poche persone coinvolte nei servizi socialmente utili, e ancora meno quelle che hanno trovato lavoro attraverso i centri per l’impiego, potenziati con fondi e personale. Una platea difficilmente ricollocabile, anche di fronte alla ricerca disperata di figure professionali in alcuni settori. Poi c’è il capitolo delle truffe: tra gennaio 2021 e il maggio scorso sono state denunciate dalla Gdf 8.850 persone che hanno percepito il reddito di cittadinanza in Lombardia senza averne diritto. Una “frode” totale alle casse dello Stato da circa 82 milioni di euro.

 

 

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