"Rassegnazione di noi viaggiatori"

Gabriele

Moroni

Da ex pendolare ho ancora tanti amici rimasti in "servizio" pendolare. Bene (anzi male). Sempre più spesso, parlando con loro, colgo una cosa che ogni volta non manca di stupirmi: si chiama rassegnazione. I miei amici sono rassegnati. Il treno è in ritardo? Pazienza, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Il treno si blocca e nessun spiega perché? Già successo. Come se tutto questo fosse normale, scontato, inevitabile. Ma perché?

Salvatore, Voghera

Già, perché? Condividiamo la perplessità e lo stupore del nostro lettore che forse ripensa ai tempi andati e sente giudicare come routinario quanto dovrebbe essere invece considerato anomalo e fuori regola. Pendolari rassegnati? Può essere, caro Salvatore. Anzi, è sicuramente così. Attenzione, però, a due cose. Primo. La forza di sopportazione (e noi pendolari ne abbiamo una scorta infinita) non va confusa con la sopportazione. Secondo. Attenzione a non abdicare a un diritto: quello di viaggiare su treni in orario, che completano regolarmente il loro servizio e offrono a chi viaggia una sistemazione quantomeno decorosa. Affidiamo a Salvatore una riflessione-domanda del grande drammaturgo Eugène Ionesco: "Chi è più saggio? Colui che accetta tutto o colui che ha deciso di non accettare nulla? La rassegnazione è saggezza?". Lasciamo ai nostri lettori la risposta e visto che siamo in vena di citazioni ecco Ennio Flaiano: "Mi chiedevo se era quella la rassegnazione, quel vuoto aspettare, contando i giorni come i grani di un rosario, sapendo che non ci appartengono, ma sono giorni che pure dobbiamo vivere perché ci sembrano preferibili al nulla". Dobbiamo vivere. E dobbiamo viaggiare.

mail: gabrielemoroni51@gmail.com

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