Rapina, la paura delle vittime: "Orologio preso in un attimo, poi ho seguito i banditi"

Katy racconta la rapina subìta dal fidanzato in corso Vittorio Emanuele. "Lui era bloccato per lo choc, nessun passante ci ha aiutato"

La rapina

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"È bastato un secondo per strappare l’orologio dal polso del mio fidanzato. D’impulso ho inseguito i rapinatori finché non si sono separati prendendo due strade diverse. Non potevo fare nulla. E nessuno dei passanti mi ha aiutata pur vedendomi in difficoltà". La mente di Katy, trentunenne iraniana che lavora a Milano come consulente di design, corre allo scorso 6 luglio, a quando poco dopo le 23 stava passeggiando in centro con il suo fidanzato, connazionale e coetaneo, guru dell’informatica. I due erano in corso Vittorio Emanuele e camminavano tranquilli finché non hanno avuto l’impressione di essere seguiti. Non era solo un’impressione, perché "all’altezza della Galleria Passarella "si è avvicinato a noi un ragazzo che ha chiesto un’informazione stradale. Il mio fidanzato gli ha detto di non conoscere questa città, di essere straniero". Lo sconosciuto però non se n’è andato, anzi ha teso in avanti la mano chiudendola in un pugno come se volesse ricevere un saluto.

"All’improvviso – continua la ragazza – ha afferrato il polso del mio fidanzato, glielo ha stretto e gli ha strappato via l’orologio (un Hublot da 6mila euro, ndr ). Ha impiegato un secondo. Io ero terrorizzata, il mio fidanzato non poteva muoversi perché dietro di lui c’era un altro uomo, complice del primo, che gli impediva di reagire e anche solo di spostarsi". Dopo la rapina, i due sono scappati. A quel punto la vittima ha provato a inseguirli "ma non riusciva a muoversi, era scioccato. Io invece rincorso i malviventi finché non si sono separati – prosegue Katy –, uno verso San Babila e via Montenapoleone, l’altro in corso Venezia". La ragazza aggiunge che "quando io e il mio fidanzato siamo stati avvicinati da queste persone, attorno non c’era nessuno: evidentemente ci stavano inseguendo da un po’ di tempo e sono passati all’azione in un punto un po’ più nascosto". E sempre Katy racconta della sua delusione "nel vedere tante persone attorno a me, mentre inseguivo i rapinatori, e nessuno che mi abbia chiesto se avessi bisogno di aiuto". Poi, insieme al fidanzato derubato ha chiesto aiuto a una Volante della polizia.

"Gli agenti hanno raccolto la nostra testimonianza; poi siamo andati in Questura per la denuncia. Ma quella notte c’era molta coda, così siamo tornati qualche giorno dopo. Dai poliziotti abbiamo saputo che i due rapinatori erano stati individuati grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza della zona. Ma dell’orologio non c’era traccia".

Uno dei tanti finiti tra le mani dei rapinatori di cronografi di lusso nel Quadrilatero della moda. Il 5 giugno era stato preso di mira un imprenditore uzbeko di 57 anni: preso un Richard Mille modello Felipe Massa da 200mila euro. Una settimana fa sono finiti in manette i presunti responsabili, giovani algerini componenti di una banda sgominata dagli investigatori del commissariato Centro: il ventiduenne Yakoub Benseghir e il ventiquattrenne Amine Abou Massab sono stati stanati in via Cavezzali 11, in uno stabile a due passi da via Padova già sgomberato dagli abusivi con un maxi blitz nell’aprile del 2018 e rimasto in parte covo illegale di spacciatori e balordi. Mentre al ventunenne Amin Abdlsalam il provvedimento è stato notificato direttamente a San Vittore, dov’era già recluso per altri reati.

 

 

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