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Piazza Bausan, rapina in banca: dipendenti in balia dei banditi per un'ora e mezza: coi taglierini razziati 120mila euro

E' successo in una banca milanese in Bovisa. Direttori e impiegati terrorizzati dalle minacce di Nicola Palma

La sede della banca rapinata (Newpress)

MIlano, 19 luglio 2014 - Impietriti dalle minacce. Così terrorizzati da non riuscire neppure ad azionare l’allarme. Presi di sorpresa dalla banda di rapinatori piombata in banca a metà pomeriggio, poco dopo la chiusura al pubblico. Un’ora e mezza di terrore per il direttore e altri tre impiegati della filiale Unicredit di piazza Bausan, alla Bovisa, estrema periferia nord di Milano. I malviventi, con la faccia occultata da occhiali da sole e sciarpa e la visiera del cappellino calata sulla fronte, hanno approfittato della porta scorrevole sprovvista di metal detector per entrare indisturbati: "Fermi tutti!", hanno urlato, armati di taglierino. Al minimo movimento, l’ulteriore minaccia: "Fuori ci sono altre nostre persone. E loro hanno la pistola...". I rapinatori hanno poi intimato al responsabile della filiale di consegnare loro tutto il denaro disponibile. Richiesta impossibile da soddisfare, se non dopo una lunga attesa: era già scattato, infatti, il timer di sicurezza che rende inaccessibili casse e caveau. Serviva tempo: 30 minuti per gli spiccioli, 60 per il malloppo. E la banda se l’è preso tutto. Con pazienza. Alla fine, la gang, composta evidentemente da gente ferrata del mestiere, è riuscita a fare il colpo grosso: 120mila euro il bottino complessivo. Quindi, come nulla fosse, i malviventi si sono fatti indicare l’uscita d’emergenza e l’hanno imboccata, richiudendola alle loro spalle. 

Nessuna violenza, per fortuna, sui quattro dipendenti sotto sequestro: a rapina conclusa, il direttore ha chiamato la polizia per denunciare l’accaduto. Sono arrivati gli equipaggi delle Volanti e gli uomini del commissariato Comasina, anche se a quel punto la gang si era già dileguata col denaro, nascosto con estrema cura all’interno di una borsa da computer. Gli inquirenti hanno ascoltato gli impiegati, alla ricerca di una pista da seguire: stando alle testimonianze raccolte, i tre delinquenti avrebbero un’età compresa tra 25 e 40 anni, di nazionalità italiana ma senza particolari inflessioni di pronuncia. Insomma, poca roba. Del resto, l’accurato travisamento ha escluso in principio qualsiasi possibilità di abbozzare un identikit. Agli investigatori non resta che sperare nelle immagini catturate dal circuito interno di videosorveglianza e dalle altre telecamere collocate in zona: da movenze e gesti immortalati dagli occhi elettronici, potrebbero emergere particolari significativi, tipo il mezzo utilizzato per la fuga, o magari somiglianze con altri colpi in banca recenti o passati.

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