Ramadan in oratorio, lite alla Comasina

Protesta di residenti e Forza Italia. Il parroco replica

La foto scattatada un residente della preghiera islamica celebrata all’interno della parrocchia di San Bernardo alla Comasina

La foto scattatada un residente della preghiera islamica celebrata all’interno della parrocchia di San Bernardo alla Comasina

Milano, 28 maggio 2018 -  L'Iftar islamico “celebrato’’ dentro una parrocchia cattolica. I fedeli di Allah che pregano e consumano la cena che interrompe il digiuno quotidiano durante il mese sacro del Ramadan negli spazi dell’oratorio di San Bernardo alla Comasina, in piazza Gasparri 11, periferia nord della città.

L’iniziativa «Iftar della misericordia» è stata organizzata sabato sera dal parroco della Comasina don Aurelio Frigerio e «promossa dall’Acli Comasina nell’ambito del progetto con fondi del 5 per mille del 2015», come si legge nel volantino. Oltre a don Frigerio, hanno partecipato l’imam della moschea di Sesto San Giovanni Abdullah Tchina, un gruppo di cattolici e una ventina di musulmani. L’iniziativa non è piaciuta per niente ad alcuni residenti del quartiere. Viviana Bianchi protesta: «È una vergogna. Abito in piazza Gasparri, mi affaccio alla finestra e vedo una moschea a cielo aperto senza nemmeno saperlo. Con l’imam di Sesto e fedeli che pregano rivolti verso la Mecca. È sconvolgente sapere che per questa iniziativa l’Acli abbiamo utilizzato i fondi del 5 per mille del 2015». La polemica diventa politica. Sì, perché il capogruppo di FI in Comune Gianluca Comazzi va all’attacco: «Ormai anche dentro un oratorio cattolico si celebra il Ramadan con la benedizione del prete. Siamo al paradosso. I cattolici milanesi lo sanno che le loro offerte vengono usate dall’Acli per promuovere iniziative di un’altra religione? Questa storia mi ricorda la trama di un romanzo di Michel Houellebecq: Sottomissione».

Gabriele Legramandi, consigliere di FI del Municipio 9, aggiunge: «È giusto dialogare con i residenti stranieri del quartiere, che sono il 30% del totale. Maquesto non è il modo giusto per farlo. Non credo proprio che i musulmani inviterebbero i cattolici a pregare in una moschea. Il dialogo non può valere solo da una parte, deve valere da entrambe le parti». La replica di don Frigerio non si fa attendere: «L’iniziativa è nata dall’idea di alcune donne della parrocchia, che incontrano donne musulmane del quartiere in varie occasioni. Hanno chiesto di organizzare la cena nei locali dell’oratorio, non in Chiesa, e io ho detto di sì, molto volentieri, perché l’Iftar ha un aspetto spirituale, che anche noi cattolici apprezziamo quando siamo in Quaresima». Ma perché la preghiera islamica in oratorio? «Si tratta dello stesso spazio dove ospitiamo bambini musulmani durante l’oratorio estivo. Alcuni dei bambini che vengono anche in Chiesa a pregare, perché Dio è uno solo. Io mi sento in linea con le richieste dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini». FI sostiene che in una moschea non consentirebbero a un cattolico di pregare. «È vero, ne sono convinto – risponde don Frigerio –. Ma ai cattolici non si richiede la reciprocità. Gesù ci dice “ama i tuoi nemici’’. Peraltro non tutti i musulmani sono nostri nemici».

 

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