
RABBIA I cittadini che sono scesi in strada per protestaere
Milano, 21 marzo 2017 - «Mia figlia stava tornando a casa verso le 17.45 quando alcuni ragazzi stranieri le si sono avvicinati e l’hanno seguita, correndole dietro. Lei era spaventata, è salita in casa e solo verso le 19 ha raccontato tutto, dicendo di aver già visto alcuni di quei ragazzi vicino al centro di accoglienza di via Saponaro 40, la ex scuola gialla (che offre dormitorio, mensa per i meno abbienti e ospita richiedenti asilo, ndr) e che quasi ogni giorno veniva molestata verbalmente in modo pesante dagli stessi». La mamma della ragazzina, una 14enne, lo racconta con la voce spezzata dalla paura. Era l’8 marzo. E ha fatto subito denuncia. «Io e il mio compagno siamo andati al centro di accoglienza, con nostra figlia. Lei ha indicato due giovani riconoscendoli come due dei suoi “inseguitori”. Loro, interpellati da un operatore, hanno negato. Ora mia figlia ha paura di tornare a casa da scuola. Ma non è l’unica ad essere stata bersaglio di quelle frasi: molte ragazzine lamentano di essere state infastidite». Il fatto è stato denunciato ai carabinieri della stazione Gratosoglio.
E mentre sono in corso accertamenti, ieri sera un gruppo di cittadini ha manifestato in strada. Obiettivo: chiedere sicurezza. Un presidio organizzato dalla Lega del Municipio 5, ma aperto a tutti i cittadini. «Il quartiere chiede più controlli delle forze dell’ordine, più attenzione all’esterno, più sicurezza per i nostri figli e vibilità del quartiere», si legge su uno delle decine di volantini distribuiti. «I residenti – sottolinea Roberta Perrone, consigliera del Carroccio – continuano a segnalare la presenza di individui che stazionano e dormono sulle scale, nelle portinerie e nelle cantine, spesso ubriachi. E gli avventori del centro di accoglienza importunano ripetutamente ragazze e donne anziane che attraversano la via e che utilizzano la fermata del tram di fronte alla struttura». Intanto, la famiglia della 14enne ma anche i parenti di altre giovani di Gratosoglio si sono organizzati per “scortare” le figlie dalla fermata del tram a casa, e viceversa. «Non ci costa nulla. E almeno loro sono più tranquille», conclude la mamma.