
Ragazzi in preda all’ansia. Uno su tre prende farmaci. Scuola e vita sentimentale all’origine del malessere
di Andrea Gianni
MILANO
La vita sentimentale e quella scolastica si collocano sui gradini più bassi, con il minor grado di soddisfazione, su una scala che vede ai primi posti famiglia e relazioni con gli amici. Il futuro provoca "ansia e paura", il mondo del lavoro è segnato dall’incertezza anche se la precarietà, divenuta strutturale, non spaventa più i giovani, rispetto alle generazioni cresciute nell’epoca della transizione dal posto fisso all’iperflessibilità. E per stare bene si fa largo uso di pastiglie: uno studente lombardo su tre (il 31,88% del campione) afferma di aver utilizzato medicinali o sostanze per combattere ansia e stress.
La scarsa autostima è la causa principale del ricorso a sostanze (26,1%), seguita dai problemi familiari (21%) e dai problemi sentimentali (19,6%). Ragazzi fragili al centro di una ricerca del centro studi Bibliolavoro, promossa dalla Cisl Scuola Lombardia, che ha analizzato le risposte di 152 studenti con un’età media di 16 anni e mezzo a un questionario distribuito in scuole e luoghi di aggregazione. "Sono molti gli studenti che lamentano situazioni d’ansia a seguito della pandemia, che ha impattato fortemente anche sulle relazioni sociali, la salute mentale e la visione del futuro – si legge nella ricerca –. Ciò che fa stare meglio gli studenti sono i legami stabili e duraturi, come quelli con la famiglia, gli amici e il partner. Ciò che invece causa malessere è l’ansia, la scuola e un generale timore di fallire". Spunti di riflessione, campanelli d’allarme e segnali per leggere debolezze e punti di forza dei giovani lombardi.
"Tra gli obiettivi dell’iniziativa – spiega Francesco Girolimetto, direttore di Bibliolavoro – c’è quello di capire quali sono gli stati d’animo prevalenti tra i ragazzi, quali i loro valori e la visione del futuro che li attende una volta terminati gli studi. Oltre al largo utilizzo di medicinali e sostanze per combattere l’ansia, va sottolineato un forte dualismo per quanto riguarda proprio le aspettative dei giovani". Le sensazioni descritte sono in netto contrasto tra loro: sono presenti sia quelle positive come curiosità (68,1%) ed entusiasmo (44,9%), sia emozioni negative come l’ansia (62,3%) e la paura (39,1%). Gli stati d’animo negativi sembrano essere cresciuti con la pandemia: 4 studenti su 10 lamentano sensazioni d’ansia proprio in seguito all’esperienza del Covid (40,6%), poco meno sono quelli che vedono peggiorate le proprie interazioni sociali (39,1%), le condizioni di salute mentale (34,8%) e la visione del futuro (34,1%).
Per quanto riguarda il lavoro, gli aspetti che creano maggiori preoccupazioni sono l’incertezza del futuro (46,4%) e il non aver abbastanza tempo per se stessi e per la famiglia (44,2%), motivo principale anche della cosiddetta great resignation. Stupisce invece come non sia fonte di ansia la precarietà: cambiare spesso lavoro è un fattore preoccupante solo per il 9,4% così come la temporaneità del lavoro è segnalata dal 5,8% degli intervistati. Ma come vivono il presente i ragazzi? In generale lo studio evidenzia una diffusa sfiducia nelle istituzioni, in particolare partiti politici, Chiesa e Governo. Va meglio se si parla di organizzazioni di volontariato, banche, forze dell’ordine e scuola. Proprio quest’ultima viene valutata utile nel 79,7% dei casi per garantire un futuro migliore e una miglior posizione economica e sociale.