Qui Statale "Consigli per l’ansia e un team di tutor"

La prorettrice Brambilla: molta attenzione anche agli allievi stranieri. Fenomeno traversale, ma in Medicina il test selettivo azzera gli addii.

Qui Statale  "Consigli per l’ansia  e un team di tutor"

Qui Statale "Consigli per l’ansia e un team di tutor"

"La situazione è migliorata negli anni, ma circa duemila studenti - su 13mila matricole - abbandonano o non si iscrivono all’anno successivo. Ci siamo attivati e continuiamo a farlo su vari fronti": a inquadrare il tema è Marina Brambilla, prorettrice ai Servizi per la didattica dell’Università degli Studi di Milano.

Si parla di un aumento a livello nazionale della “dispersione universitaria“, soprattutto il primo anno. Qual è la situazione in Statale?

"Se consideriamo chi rinuncia agli studi, formalmente, c’è stato un miglioramento progressivo: nel 2021-22 erano il 4,25% delle matricole, nel 2108 l’8,14%. A questo dato si deve però aggiungere chi non rinnova l’iscrizione all’anno successivo. Non c’è stato un peggioramento dopo la pandemia, il trend è stabile, ma nei grandi atenei come il nostro i numeri sono rilevanti.

È importante riconoscere che il problema c’è e affrontarlo".

Riguarda tutte le facoltà o soprattutto quelle Stem?

"Il fenomeno è trasversale, anche se ci sono differenze: in Medicina, per esempio, dove c’è un test molto selettivo è quasi pari a zero".

Come porre un freno?

"Prima di tutto con un servizio di tutorato interno. Lo scorso anno abbiamo investito molto come ateneo, sia in termini di risorse ( 775mila euro) che di persone coinvolte: abbiamo 559 tutor, di questi 212 sono studenti di laurea magistrale, gli altri sono dottorandi, assegnisti ed esperti esterni. Una “flotta“ impiegata su varie attività in base alla richiesta delle aree disciplinari. Abbiamo per esempio un servizio dedicato alle matricole straniere, in 36 si occupano del recupero degli obblighi formativi aggiuntivi, delle ’carenze’ all’ingresso. C’è poi il servizio di counseling: si interviene sul metodo di studio, in caso di ansia da esame o di blocco in fase di scrittura della tesi".

Spesso questi dati sono frutto di scelte sbagliate?

"Sì. Bisogna iniziare da un buon orientamento alle superiori. E anche a questo stiamo lavorando: siamo capofila di un progetto del Pnrr, “Transizione scuola-università“, in rete con Bicocca e gli atenei di Bergamo e Iuss Pavia. Entriamo nelle scuole già dal terzo anno, non per promuovere la nostra offerta, ma per portare gli studenti a scegliere bene, in modo informato e secondo inclinazioni e attitudini".

E per chi alza bandiera bianca?

"Anche se non sono più nostri studenti, non possiamo lasciarli al loro destino. C’è il rischio che vadano a ingrossare quelle statistiche dei ’Neet’ che tanto preoccupano. Con Regione è in partenza un nuovo progetto, presentato anche in Crul e al quale abbiamo aderito: mira al riorientamento con politiche attive sul lavoro, seminari formativi per indirizzarli su altri percorsi, che includono anche gli Its. Stiamo parlando di circa 15mila ragazzi in Lombardia: devono sapere che, se anche si sbaglia strada, c’è sempre un’altra opportunità. Si.Ba.

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