"L’attacco allo Stato e il ricatto alle forze democratiche vennero sconfitti e non ebbe successo il tentativo di svolta autoritaria". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo messaggio mezzo secolo dopo la strage del 17 maggio ’73 davanti alla Questura. Ieri la città ha ricordato le quattro vittime di quell’attentato terroristico avvenuto nel primo anniversario della morte del commissario Luigi Calabresi, ucciso nel maggio ’72 a colpi di pistola mentre andava al lavoro.
Alla deposizione delle corone in via Fatebenefratelli hanno partecipato le autorità militari e civili, a partire dal sindaco Beppe Sala. E poi parenti delle vittime come Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, e il figlio Mario. "Oggi è la giornata di queste persone che io ho veramente nel cuore - ha sottolineato Capra riferendosi alle vittime dell’attentato - e a cui ho sempre pensato. La loro è una morte assurda, erano persone che non c’entravano niente". "Come è giusto che sia rinnoviamo la memoria e il ricordo anche oggi", ha commentato il questore Giuseppe Petronzi. Tra i parenti delle vittime, ogni anno non manca mai Vincenza Panzino: lo zio di suo padre, Giuseppe Panzino, morì a causa della bomba. "Era un maresciallo dei carabinieri in pensione e quella mattina si trovava in questura per ritirare dei documenti. È scoppiata la bomba ed è morto, non subito ma dopo una settimana - ha spiegato Vincenza -. Nelle foto che ci sono è l’uomo che si vede in ginocchio, era stato preso proprio nel petto".
L’intento di chi scagliò la bomba era colpire il ministro dell’Interno Mariano Rumor, presente in Questura fino a pochi minuti prima che l’ordigno esplodesse. Un politico che - ha scritto Mattarella nel suo messaggio - "si era opposto a ogni forma di sospensione delle garanzie democratiche e aveva proceduto con fermezza a promuovere lo scioglimento dell’organizzazione neofascista Ordine nuovo".
L’autore del gesto, Gianfranco Bertoli, venne subito arrestato e disse di essere un anarchico. Le sentenze hanno riconosciuto, invece la sua militanza nella destra eversiva. "Accertata la matrice dell’attentato, i risultati ottenuti nelle indagini e nei processi - osserva Mattarella - non hanno consentito di rimuovere le ombre che parzialmente hanno coperto i mandanti neofascisti e le azioni di depistaggio di apparati infedeli". Infatti anche per la strage del maggio ’73 davanti alla Questura, così com’è stato per quella di piazza Fontana nel dicembre del ’69, di mistero non si può più parlare da tempo: se i nomi degli autori materiali non sono emersi con certezza, dell’attentato la firma dei neonazisti veneti di Ordine nuovo non è più in dubbio.
M.Cons.