
di Marianna Vazzana
"Palme e banani spariranno da piazza Duomo? Arriverà altro. È interessante ragionare su come si può trasformare il verde urbano in uno spazio “a tempo“. E poi riflettiamo sul fatto che palme e banani verranno ricollocati altrove, con accortezza, portando significato in un altro luogo pubblico". Parole di Davide Fassi, architetto, professore associato di Design al Politecnico di Milano. Torna sul tema della vegetazione in piazza Duomo a un giorno dall’annuncio dato dal sindaco Sala: dopo cinque anni di sponsorizzazione di Starbucks, si volta pagina. Il nuovo progetto non c’è ancora, il bando partirà a settembre. Ma di certo la porzione verde nel cuore della città cambierà look.
Cosa ne pensa, delle piante “a tempo“?
"Il tema del verde temporaneo è affascinante. Da un lato, questo sistema consente di riqualificare un luogo per un certo limite di tempo; dall’altro, la riqualificazione è a lungo termine se si pensa che le piante possono essere poi ricollocate in un altro contesto. Ovviamente con tutte le accortezze del caso, perché la pianta non è una panchina ma è un po’ come noi. Pensiamo a quello che succede in un trasloco: ci sono aspetti positivi e negativi. Ci troviamo in un nuovo ambiente, in un nuovo contesto. E poi, “cambiare un posto“ crea un legame tra due luoghi, magari molto distanti tra loro".
Apprezza palme e banani in piazza Duomo?
"Sì. Portano il verde in una piazza di città. In piazza Duomo, che di Milano è il cuore. Non trovo queste piante fuori contesto, sono state collocate anche nel passato".
Cinque anni fa, quando sono comparse, hanno scatenato anche polemiche. Qualcuno le ha trovate “fuori contesto“ e avrebbe preferito alberi diversi, più legati al territorio lombardo. Che ne pensa?
"Io, ribadisco, penso che non siano fuori contesto. Riflettiamo sul giardino all’italiana, pensiamo a quando l’elemento esotico è entrato a far parte del lessico del verde anche in contesti urbani. A Milano sono state piantate palme in antichi giardini che circondano ville. E oggi quelle dimore mantengono il “gusto esotico“ di allora, che è entrato a far parte del nostro ambiente. Chi puntava il dito sul fatto che a Milano non ci fosse un clima adatto si è dovuto ricredere, perché in questa città palme e banani trovano terreno fertile. Al Politecnico in Bovisa abbiamo creato un Orto condiviso in cui si trovano non solo banani ma anche angurie, meloni e arachidi".
Crede che palme e banani starebbero bene a NoLo?
"Perché no. Se ci fosse il contesto in cui collocarli, ben vengano. Io curo il laboratorio “Off campus“ all’interno del mercato comunale coperto di viale Monza con l’obiettivo di aiutare i cittadini a sviluppare idee e progetti per il quartiere. Negli anni scorsi abbiamo promosso un progetto di urbanistica tattica: 40 aiuole con piante grasse donate dagli abitanti, in via Rovereto, all’ingresso del Parco Trotter. Poi, a sperimentazione finita, le piante sono state trasferite in altri luoghi: alcune agli orti di via Padova, altre agli orti del Parco Trotter o nelle scuole. Sono diventate dono. Ecco, lo stesso mi piacerebbe avvenisse con palme e banani di piazza Duomo".
E in piazza Duomo quale potrebbe essere il futuro delle aiuole?
"Sarebbe bello avere una porzione di verde fruibile. Piazza Duomo è “una piazza“, quindi anche un luogo in cui vivere e sostare. Non solo da attraversare e da ammirare. Quindi sì al verde che sia un’oasi in mezzo alla pietra ma anche un luogo d’incontro, in cui ritrovarsi".