
Il cadavere di Emanuele De Maria ai piedi del Duomo (foto Fasani)
L’epilogo più tragico delle 48 ore di furia omicida del killer recidivo Emanuele De Maria si materializza alle 16 di ieri, confermando i sospetti della prima ora: una segnalazione al 112 porta i carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni in un sentiero del Parco Nord, dietro il liceo Casiraghi di viale Testi. Lì c’è il cadavere di Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya, la cinquantenne di origini cingalesi di cui si erano perse le tracce dalle 15.14 di venerdì. A quell’ora, una delle telecamere a presidio del polmone verde l’ha ripresa con il trentacinquenne napoletano: camminano uno accanto all’altra, con gli ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia. De Maria non dovrebbe essere lì, bensì al bancone dell’accoglienza dell’hotel Berna come detenuto ammesso al lavoro esterno. E invece ha saltato per la prima volta dal 29 novembre 2023 il turno nella struttura ricettiva in cui è stato assunto da pochi mesi a tempo indeterminato: evidentemente nella sua testa quella violazione non ha alcun significato, perché ha già deciso che in cella a Bollate non ci tornerà più.
Le immagini, analizzate dai militari coordinati dal colonnello Antonio Coppola e dal maggiore Giuseppe Sacco, immortalano un incontro sereno tra i due, programmato, anche perché i primi accertamenti investigativi hanno fatto emergere una relazione che andava al di là delle ore trascorse nell’albergo in zona Stazione Centrale. Quello che succede dopo si può solo immaginare: l’ipotesi è che ci sia stata una discussione, innescata dalla volontà della donna di chiudere il rapporto. Il trentacinquenne non ci sta. I due litigano, fin quando l’uomo, condannato a 14 anni e 3 mesi per l’omicidio di una ventitreenne tunisina a Castel Volturno nel 2016, tira fuori un coltello e colpisce la cinquantenne. La prima ispezione del medico legale evidenzierà due tagli alla gola e altrettanti ai polsi, in verticale e probabilmente fatti post mortem, anche se sarà l’autopsia disposta dal pm Francesco De Tommasi a dare certezze su tempi e modalità dell’assassinio.
Tutto avviene tra le 15.30 e le 16.30, se è vero che in quel periodo l’app contapassi installata sullo smartphone della donna smette di dare segnali di movimento. Prima di abbandonare il corpo nella boscaglia, ritrovato con gli indumenti addosso, De Maria prende le mani di Chamila e gliele incrocia sul petto, quasi a voler ricomporre il cadavere. Il killer fa altre due cose: strappa una ciocca di capelli di lei, la mette in una bustina e se la infila in tasca; e strappa dalla carta d’identità della cingalese con cittadinanza italiana la fototessera, per portarla con sé. Sono da poco passate le 17 quando la sagoma di De Maria compare nella visuale di un occhio elettronico al capolinea Bignami della M5: è da solo, ha la borsa di Chamila tra le mani. In quei secondi, chiama prima la madre e poi la cognata dal telefono di lei: i contatti sono memorizzati nella rubrica della cinquantenne, il che testimonia una volta di più che i due avevano un legame. "Ho fatto una ca..., perdonatemi", dice ai parenti. Poi sparisce nel nulla. Al momento, non si sa a che fermata sia sceso e dove sia andato tra la serata e la notte successive, considerato che il trentacinquenne non ha appoggi in città: la sua vita prima del carcere si è svolta tra Napoli, l’Olanda e la Germania. Ricompare alle 6.20 di sabato, appostato nell’ombra in via Napo Torriani: appena vede il collega egiziano Hani F.A., dipendente della caffetteria del Berna, lo blocca e gli sferra cinque fendenti con la stessa lama usata per sgozzare Chamila. Il movente? Il ferito ha detto ieri agli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, di non avere una spiegazione, sebbene abbia ammesso di aver detto un paio di volte alla collega di fare attenzione a De Maria e di stargli lontano. Dopo il blitz, il detenuto evaso scompare ancora. Alle 13.40 di ieri, un uomo precipita dalle Terrazze del Duomo: le frasi in latino tatuate sui bicipiti e le mani giunte disegnate sulla schiena lo identificano. In tasca la foto di Chamila e una ciocca di capelli.