Quei camici e il conflitto di interessi: per la Procura la Regione sapeva

Secondo la ricostruzione dei pm, alla centrale acquisti sarebbe stata "consigliata" la società Dama

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Milano, 12 luglio 2020 - Ci sarebbero nuovi spunti ritenuti interessanti a sostegno dell’ipotesi della Procura e cioè che non erano in pochi in Regione a sapere del conflitto di interessi legato alla fornitura di camici e di altri dispositivi di protezione per oltre mezzo milione di euro da parte di Dama Spa, l’azienda di cui è titolare Andrea Dini, il cognato del governatore Attilio Fontana. E nella quale la moglie del governatore ha il 10% delle quote.

Altri dettagli sono emersi in queste ore dai documenti raccolti dalla guardia di finanza. Si tratta di documenti, tra cui documenti fiscali, storno fatture, che non lascerebbero dubbi sul fatto che quell’ordine diretto di materiale a Dama Spa, sia stato tramutato in corso d’opera in donazione e rappresenterebbero una conferma che, negli ambienti regionali, erano in tanti a sapere che l’azienda è legata alla famiglia del presidente lombardo e che quindi quella commessa era quanto meno inopportuna. Secondo l’indagine, la documentazione che il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di finanza ha acquisito in questi giorni e che man mano sta trasmettendo ai pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas, e all’aggiunto Maurizio Romanelli, da un primo esame consentirebbe di aggiungere tasselli in più alla ricostruzione di inquirenti e investigatori.

Nel fascicolo sarebbero entrate ulteriori prove, sempre a riscontro dell’ipotesi accusatoria, le carte confermerebbero anche che Dini, una volta trasformata la fornitura di 75 mila camici in donazione, ne avrebbe consegnati solo 50mila, cercando di vendere i 25mila rimasti. Inoltre agli atti ci sono la registrazione integrale del servizio giornalistico di Report da cui è nato il caso giudiziario.

La vicenda sarebbe stata rivelata, si è saputo in ambienti vicino al dossier, da un insospettabile che conosce bene i meccanismi all’interno della macchina burocratica. Nell’inchiesta Filippo Bongiovanni, il direttore generale di Aria che ieri ha lasciato l’incarico, e Dini sono indagati per "turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente". Dalla settimana prossima, domani e martedì, riprenderanno le audizioni di tecnici e di altri testimoni.

Uno dei punti che si vuole chiarire, in quanto ci sono elementi che lo farebbero ipotizzare, è se Fontana abbia avuto o meno un ruolo attivo nella vicenda. Se oltre a sapere, ventualmente abbia agevolato o partecipato in alcun modo. L’assessore lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo, responsabile dell’unità regionale per il reperimento di mascherine e altri dispositivi, avrebbe consigliato ad Aria, la centrale acquisti regionale, la società Dama, sapendo che il titolare era il cognato di Attilio Fontana e sapendo che la moglie detiene una quota. Il presidente, invece, ha sempre dichiarato di non aver mai saputo nulla dell’ordine di camici, di non c’entrare nulla con questa vicenda.

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