Milano – Con i suoi quasi 7 chilometri, via Ripamonti è la strada più lunga di Milano. Dai palazzi del centro arriva al confine della città che sfuma nella campagna. Anima rurale ancora viva, nel borgo del Vigentino che prende il nome dalla strada Vigentina, l’antico appellativo della contemporanea Ripamonti.
E risalgono a più di mille anni fa le tracce di questo quartiere all’estrema periferia sud della città, ex comune inglobato dalla metropoli insieme ad altri dieci, un tempo staccati da Milano, nel 1923. Cento anni fa. Chiamato così forse per l’antica presenza di un corpo di guardia, vigilantinus , oppure per la distanza di venti miglia romane dalla città di Pavia, capitale del Regnum Italiae in epoca altomedioevale. Si respira la storia.
Tracce di storia
E ancora si vede, in quel che resta delle cascine del Parco agricolo sud o nelle vecchie scritte impresse sui muri, come "Vietato lo scarico delle immondizie nei fossi laterali della strada", riportata in alto, sulla facciata del palazzo all’angolo con via dell’Assunta, da 16 anni sede di un bar gestito da cinesi al piano terra. Il Bar Lisa, "che fino al 2001 – racconta una dipendente – era una salumeria".
Ora è uno dei punti di ritrovo per i cittadini, anziani e non, che si ritrovano anche solo a bere un caffè una mattina di fine estate, quando la città lentamente inizia a ripopolarsi e le giornate non sono più preda dell’afa. "Questo posto ha mantenuto la sua anima di paese. Facciamo parte di Milano da cento anni? All’Amministrazione centrale chiedo maggiore pulizia dei marciapiedi e anche più cura degli spazi verdi tra i palazzi", sottolinea Marzia Capone, di “El tabachèe del Vigentin“, nata nel quartiere.
C’è differenza, ma anche commistione, tra questa porzione di territorio e quella più a ridosso dell’ex Scalo Romana, al centro di una rinascita dopo il glorioso passato industriale. Basti citare la Fondazione Prada, nata nella ex sede della distilleria Società Italiana Spiriti,e il nuovo Business District Symbiosis, l’intervento di rigenerazione urbana di Convivio.
Fra università e osterie
Anche nello spicchio più ai margini batte il cuore della città. Da menzionare, il distaccamento dell’Università degli Studi in via Noto, dove si tengono le lezioni dei corsi di Beni culturali ma non solo. All’angolo con via Ripamonti, poi, la stazione dei carabinieri Vigentino. Un tempo era questo il cuore del Comune, dove si trovava anche il palazzo del Municipio, distrutto durante la guerra. Via Noto è ancora solcata dai binari del tram che un tempo lì raggiungeva il suo capolinea (linea 24), poi spostato in corrispondenza di via Virgilio Ferrari. Sull’angolo opposto si affaccia l’Osteria SPQ, "Acronimo di ‘Se poi quando’ – spiega il titolare Simone Bormolini, di 43 anni, nato e cresciuto nella zona –. La nostra attività è nata nel 2007 ma in origine eravamo qualche civico più in là. Poi ci siamo trasferiti in questo palazzo storico, che ha più di un secolo e che ha sempre avuto una locanda o un punto ristoro affacciato sulla strada, in quella che era il rondò del Vigentino". Oggi non esiste una piazza del quartiere. "Sarebbe bello averne una".
Voglia di spazi aperti
Una piazza è il desiderio di tanti. E c’è chi propone di crearne una di fronte alla Chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino, considerata ‘il tesoro più bello del quartiere’ da tutti i cittadini interpellati. La sua storia è legata all’esodo forzato dei milanesi dopo la distruzione della città ad opera di Federico Barbarossa nel 1162. Poi fu ricostruita tra il XV e il XVII secolo e ospita all’interno capolavori tra cui l’altare della cappella del Rosario sormontato da un affresco della Pietà di inizio Cinquecento, unica testimonianza visibile della chiesa precedente.
Sulle pareti, i dipinti di Giovan Battista Crespi, detto Cerano, e della sua scuola. Tesoro architettonico di epoca industriale, poi, l’ex “Panificio Automatico Continuo“ di via Quaranta, costruito nel 1925. Oggi è sede di Milano Ristorazione e ospita un deposito e una sala lettura della Biblioteca Sormani.
Il Vigentino è anche “raddoppiato“: accanto al nucleo storico è nato il quartiere Fatima, dove si trova la parrocchia della Madonna di Fatima. Un altro cambiamento, rispetto a cento anni fa.