Quando il narcisismo genera mostri

Maria Rita

Parsi

Mostro è una parola a radice latina (monstrum-i) che significa “colui che mostra” e, al contempo, da “monere”, ammonisce. Così, smascherandola, il “mostro” rivela, a se stesso e altri, a che punto può spingersi l’umana, onnipresente crudeltà. Una crudeltà che quotidianamente si nutre dell’indifferenza, dell’invidia, dell’ingratitudine, dell’incompetenza, dell’assenza di prevenzione e del narcisistico potere con il quale la follia umana crede di poter arginare un’angoscia di morte che, per certi criminali malati di mente, si trasforma in condanna a morte, individuale e collettiva. Il barman assassino di Giulia quello scenario di morte che ha messo in atto massacrando la madre di suo figlio e suo figlio, lo aveva già ben radicato dentro di sé. E’ lo scenario di morte di un impotente, narciso. Quella ragazza con suo figlio in grembo rappresentava un ostacolo da eliminare. Soprattutto perché aveva scoperto, anche grazie all’altra “sua” donna, sconvolta e , a sua volta, delusa, il tradimento che Alessandro stava mettendo in atto nei confronti di entrambe. E, alla base di tutto questo, altro non potevano esserci che innumerevoli, calunniose bugie. Perché è delle menzogne, degli intrighi, dei ricatti, delle omissioni che, soprattutto, si servono quei “mostri”, sempre decisi a derubare gli altri del bene, del piacere e delle affermazioni che costoro hanno raggiunto con fatica, serietà, impegno. Perchè è dell’insano desiderio di sottomettere, manipolare, controllare, ricattare, sfruttare le potenzialità economiche e creative, le energie, l’ affetto di chi si fida di loro, che essi si nutrono, per affermare se stessi. Ed ora, qual è il ricatto finale che intende fare Alessandro alla famiglia della ragazza uccisa, alla sua ex fidanzata segreta, alla sua povera famiglia d’origine e, soprattutto, a sua madre che non può perdonarlo e che è sconvolta dal dolore e da un ingiustificato senso di colpa, per averlo concepito e allevato? Quello di suicidarsi, per togliersi dalle spalle anche il peso di affrontare, nel tempo e con il tempo, l’estrema, irrisarcibile gravità del crimine che ha commesso. A chi, indignato, si augura che lo faccia, vorrei dire che, al contrario, è bene che questo non avvenga! E’ una troppo facile via di fuga.

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