ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Gli uomini ragno delle pulizie che tirano a lucido i grattacieli di Gae Aulenti: “Solo il meteo può fermarci”

Davide Spelta, fondatore della Rigger, azienda specializzata nella manutenzione delle vetrate ad alta quota: "Serve fiducia cieca nel collega, in caso di pericolo è il solo che può salvarti"

La squadra di pulitori di Rigger in azione a Porta Nuova

Milano – Servono muscoli (hanno tutti un fisico "bestiale") ma anche concentrazione, coraggio (provateci voi a stare appesi, gambe a penzoloni, a 200 metri di altezza, scendendo e salendo su una superficie verticale col sole che si riflette sul vetro). E un’altra dote poco inflazionata. "Quando si lavora in fune lo si fa sempre in coppia, perché in caso di pericolo è il tuo compagno che può salvarti la pelle: bisogna avere una fiducia cieca nel collega", spiega Davide Spelta, 46enne fondatore della Rigger, azienda specializzata in interventi di pulizia e manutenzione delle vetrate dei grattacieli (solo nel 2023 ha trattato 700mila metri quadri di superficie).

Per il direttore tecnico dell’impresa che ha sede a Buccinasco, ex capitano della Marina che ha voluto mettersi in proprio, è motivo di orgoglio osservare che quasi tutti i palazzoni che si affacciano su piazza Gae Aulenti (inclusi il grattacielo più alto d’Italia, la UniCredit Tower, 231 metri di altezza, e Torre Solaria, l’edificio residenziale da record coi suoi 143 metri) sono stati tirati a lucido dalla sua squadra di arrampicatori professionisti. "Quando abbiamo iniziato, 11 anni fa, eravamo solo in tre e c’ero anche io a fare l’operaio in altezza...". Oggi invece gli scalatori urbani sono saliti a "una trentina, siamo una grande famiglia multietnica, a partire dal sottoscritto", dichiara Meris Nusinovic, 47enne di origini bosniache e coordinatore del team che include "italiani ma anche bulgari, romeni e filippini. Abbiamo anche un giapponese. E pure un ucraino e un russo: da noi vanno d’accordissimo".

Curiosità: nell’ultimo anno si sono aggiunte nella squadra due donne, Beatrice, 27 anni, ed Emma, 34 anni, ex arboricoltrici che hanno preferito lavorare ad alta quota. Il più giovane "ragno" ha 22 anni mentre il più avanti con gli anni ne ha 56, ex ascensorista italiano che è pure uno scalatore di montagne. "Essere alpinisti per noi però non è necessariamente un atout. Chi ama solo l’adrenalina e il pericolo non può fare il nostro lavoro. Il nostro mantra è la sicurezza, sul lavoro è vietato farsi male. Infatti, oltre al patentino italiano per lavorare in fune, tutti i nostri dipendenti sono tenuti a seguire altri corsi per la sicurezza, anche per acquisire la certificazione internazionale Irata. Tutti, inoltre, sono addestrati alle emergenze anche se per legge basterebbe un solo uomo per squadra. Infortuni? Gli unici che abbiamo registrato riguardano due cadute in bici di dipendenti che stavano venendo al lavoro. Colpa delle rotaie dei tram...".

I rischi dunque nel pulire gli edifici più alti d’Italia sono ridotti al minimo. I lavoratori, imbracati con funi e moschettoni, sono obbligati ad indossare scarpe anti-infortunistiche, abbigliamento tecnico ed elmetto. Crema solare a go-go. Ma non solo.

"Qualsiasi cosa che utilizzano è legato. Non solo secchio e tergivetro ma anche il cellulare. Infatti se un oggetto piccolo dovesse cadere da un’elevata altezza sarebbe pericolosissimo per i passanti. A sorvegliare il cantiere c’è sempre anche un uomo a terra", precisa Nusinovic. Negli ultimi 20 giorni, gli uomini della Rigger (ieri mattina erano di turno Davide, Diego, Nicolò, Tzvetomir e Ylian) si sono dati da fare sulla vetrata della Unipol Tower, un “nido verticale“ da 125 metri, progettato da Mario Cucinella e coperto da legno, metallo e soprattutto vetro.

Solo il meteo può mettere gli uomini-ragno in un angolo. "Le temperature elevate sono un limite ma può essere aggirato iniziando a lavorare alle 5 invece che alle 7.30 del mattino, oppure di notte. Se c’è vento e pioggia invece si ferma tutto, per questione di sicurezza. Per colpa di questo clima londinese ad aprile e maggio abbiamo dovuto rimandare un sacco di interventi... Il cambiamento climatico è una vera sciagura", conclude Spelta.