Psicologia e terzo settore Siamo in campo

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Armando

Toscano*

Le scuole hanno riaperto, ma alcuni banchi rischiano di rimanere vuoti. È quanto viene segnalato dai dati sulla dispersione e sull’abbandono scolastico. In Lombardia si è passati dal 12.6% di abbandono scolastico al 15.7%, contro una media nazionale del 13.5% (dati Istat). Allo stesso tempo, l’Italia conquista - si fa per dire - un punteggio di 63.5 nell’Indice di uguaglianza di genere, al di sotto di tutti gli Stati del Centro Europa e della

Spagna, per il peso in particolare delle politiche lavorative, che nel nostro Paese considerano pochissimo il diverso trattamento riservato a uomini e donne in termini di opportunità e di salario (dati Openpolis). Se si unisce a questo il dato per cui il 25.6% della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale (la media europea è 21.3%), si ha una buona sinossi di quali siano i problemi più urgenti su cui operare.

L’argomento della disuguaglianza di genere e quello del disagio scolastico appaiono fortemente interconnessi: a una donna che ha dovuto rinunciare al proprio lavoro durante la pandemia corrisponde una persona impoverita sul piano economico ma anche umano, essendo il lavoro fonte di senso, oltre che di reddito; un nucleo familiare impoverito risulta più frequentemente attraversato da tensioni e conflitti, che a loro volta creano uno sfondo che lede la qualità dello studio. Il lavoro che siamo chiamati a fare deve essere un lavoro di rimarginazione, e in

questo la missione della psicologia ha molti punti in comune con quella del terzo settore: proteggere, tutelare, promuovere, sviluppare, sono le parole su cui può e deve fondarsi una corposa operazione di psicologia nei territori, fuori e dentro gli studi, a contatto con la gente. Gabriella Scaduto, presidente di ReDiPsi, osserva che “c’è un grande bisogno di psicologia nei territori, di una psicologia guidata dai diritti, che sono il collagene per

la ricostruzione, il tutore per l’azione professionale quotidiana; una guida operativa e un riferimento etico per una professione strategica“. L’enormità delle emozioni da cui siamo stati travolti venga elaborata e diventi

energia per ripartire.

*Psicologo e tesoriere

Rete di psicologi

per i diritti umani (ReDiPsi)

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