ANDREA GIANNI
Cronaca

La protesta dei lavoratori di Allianz Partner: no alla delocalizzazione delle pratiche

Un centinaio di dipendenti della società si sono radunati davanti a Palazzo Marino. Proteste per lo spostamento delle attività in Paesi a costi occupazionali bassi e timori per il futuro

La protesta dei dipendenti milanesi di Allianz con cartelli e striscioni davanti a Palazzo Marino

La protesta dei dipendenti milanesi di Allianz con cartelli e striscioni davanti a Palazzo Marino

Milano, 3 dicembre 2024 – I sinistri avvengono in Italia ma alcune pratiche assicurative vengono svolte da uffici in Paesi, come l’India, dove il lavoro costa meno e i diritti per i lavoratori sono inferiori. Il rischio che in futuro organici, per ora risparmiate dai licenziamenti, possano essere tagliati.

Ieri un centinaio di dipendenti di Allianz Partner, società del colosso assicurativo tedesco Allianz che si occupa in particolare di polizze sanitarie e di viaggio, si sono radunati davanti a Palazzo Marino.

Hanno esposto striscioni e cartelli, con scritte come “Basta portarci via il lavoro” e “Bread and roses”, nella giornata di sciopero proclamata dai sindacati Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca, Fna e Snfia.

Le motivazioni della protesta

“Allianz continua a trasferire attività, che prima venivano svolte a Milano, in sedi estere come l’India e la Thailandia – spiega Umberto Lombardo (First Cisl) – in quelli che vengono considerati dal gruppo come centri di eccellenza, Paesi dove ovviamente il lavoro costa meno”.

Attività come quelle legate alla liquidazione delle somme, fino a un certo importo, in relazione a sinistri che hanno avuto luogo in Italia e sarebbero quindi di competenza degli uffici italiani.

L’attesa dei sindacati

L’azienda non ha ancora messo sul tavolo licenziamenti, ma tra i circa 430 dipendenti della sede milanese in viale Brenta la preoccupazione è alta per gli scenari futuri. “Anche se non hanno annunciato o ventilato esuberi – prosegue Lombardo – hanno iniziato a ridurre il personale usando strumenti come l’accompagnamento alla pensione e incentivi all’uscita. Noi avevamo proposto un accordo occupazionale a favore dei lavoratori estendendo le tutele, come è già stato fatto per le attività già trasferite nelle sedi di Casarano e Bucarest, ma ci è stata negata ogni prospettiva. Lo sciopero ha avuto una buona adesione, e ora attendiamo un incontro con l’azienda”.

Ma non è l’unico nodo, tra le ragioni che hanno portato i lavoratori a incrociare le braccia. I sindacati parlano anche di “continue riorganizzazioni aziendali dettate da centralizzazione” e la richiesta è unanime: “Garanzie di un futuro stabile e dignitoso per i dipendenti”.