
Milano, 5 novembre 2015 La Polizia di Stato ha stroncato una rete criminale attiva tra Italia e Nigeria, responsabile di una tratta di ragazze che venivano costrette a prostituirsi sulle strade milanesi dopo essere state sottomesse psicologicamente attraverso riti voodoo: le indagini, durate un anno e condotte dalla Squadra Mobile di Milano, hanno condotto all'arresto di quattro cittadini nigeriani, accusati di tratta degli esseri umani e riduzione in schiavitù.
Le donne vittime della tratta, almeno nove, arrivavano in Italia a bordo dei barconi salpati dalla Libia e finivano a prostituirsi sulla Strada Provinciale 40, fino a estinguere un debito che poteva raggiungere 70mila euro. Quattro delle nove ragazze individuate sono state collocate in comunità grazie all'Ufficio Tratta della Casa dei diritti del Comune di Milano. Nel corso dell operazione la Squadra Mobile ha individuato anche la contabilità della rete criminale, gestita da una donna.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Milano hanno permesso prima alla Procura della Repubblica di Lodi, poi alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, cui il fascicolo è stato trasmesso per competenza, di ipotizzare per alcuni degli arrestati, come poche volte era accaduto in passato, i delitti di tratta degli esseri umani e riduzione in schiavitù. Uno degli arrestati, inoltre, investiva il denaro proveniente dall'attività di prostituzione in traffico di marijuana a Brescia.
Le indagini sono state avviate nel 2014 in seguito alla denuncia di una prostituta. "Una giovane, vedendo tradita la sua speranza di un futuro migliore in Italia, si è rivolta alla polizia di Stato per raccontare le angherie a cui è stata sottoposta dal 2011", ha spiegato il dirigente della squadra mobile di Milano, Alessandro Giuliano. La ragazza, di 21 anni, che ha trovato il coraggio di denunciare, viveva in una piccola cameretta: il letto era a fianco di un bidone dentro il quale veniva conservato del pesce di lago essicato. Lei, come le connazionali, doveva consegnare alla sfruttatrice 'Madame' 900 euro a settimana per risarcire il debito di 70mila euro contratto al momento della partenza. In più doveva pagare 200 euro al giorno per l'affitto del pezzo di strada in cui prostituirsi, 250 al mese per un posto letto e 50 euro per i costi della casa. Lavorava dalle 5 del mattino fino a notte, per poi tornare a casa a farsi una doccia e prepararsi per il nuovo 'turno'. "La situazione di assoggettamento prescindeva dalla condizione fisica: i familiari venivano minacciati e le giovani si sentivano in dovere", continua Giuliano. Gli agenti della squadra mobile hanno anche assistito all'aggressione di un ristoratore che, stufo del giro di prostituzione davanti al suo ristorante, aveva chiesto alle giovani di andarsene.