MONICA AUTUNNO
Cronaca

Progetto Longobardi in Adda. Caccia ai fondi per proseguire

Il prossimo obiettivo dopo la prima fase: un’indagine a tappeto con i droni e la ripresa degli scavi

«Longobardi in Adda» cercansi sponsor che si lascino contagiare dall’entusiasmo per il passatio

«Longobardi in Adda» cercansi sponsor che si lascino contagiare dall’entusiasmo per il passatio

Nel 2024 appena concluso un primo grande studio su documenti d’archivio, estratti catastali e mappe, affidato allo studioso Cristian Bonomi. Nel 2025 diventerà un volume, e racchiuderà i risultati di questa prima fase. Ma lo sguardo è già oltre, e il progetto "Longobardi in Adda" firmato dal Parco Adda Nord prosegue. Primo obiettivo, approfondire le certezze documentarie; secondo, veicolare interesse e cercare partners, o meglio sponsor che si lascino contagiare dall’entusiasmo per il passato. Fondi cercansi per finanziare il traguardo finale e più ambizioso: un’indagine a tappeto con l’ausilio di droni; e la ripresa di campagne di scavo interrotte, anche per mancanza di fondi, nei decenni passati. Il proseguimento del Progetto Longobardi è una delle punte di diamante del documento unico di programmazione del Parco Adda Nord, fresco di cambio ai vertici.

Documento a tutto campo, ovviamente, e fotografia dell’attività dell’ente nei prossimi anni: cultura e turismo, tutela del territorio, attività didattiche, adesione a progetti naturalistici sovracomunali, manutenzioni e lavori, sempre maggiore impegno nella promozione territoriale. Torniamo ai Longobardi. La presenza di nuclei importanti nell’area dell’Adda una certezza: da Cornate a Olginate, dai confini con la Bergamasca alla stessa Trezzo, che fu scenario di una emozionante stagione di scavi e ritrovamenti fra la fine degli anni Settanta e nei primi anni Novanta. Consentirono il ritorno alla luce di cinque tombe di alti funzionari con corredo e di una necropoli con decine di altre sepolture. L’avvio del progetto firmato dal Parco risale a un anno e mezzo fa circa. Il protagonista della prima tranche di studio l’esperto Cristian Bonomi, autore di una ricognizione definita "a tenaglia" fra fonti d’archivio e catasti, "utile soprattutto - così Ignazio Ravasi, consigliere con delega alla Cultura per il Parco - a comporre una mappa dei “microtoponimi”, denominazioni di porzioni di territorio, in una zona specifica, che abbiamo individuato a Cornate, Villa Paradiso e Colnago. Una ricerca preliminare all’individuazione di luoghi reputati promettenti per indagini archeologiche future. Per ora ne faremo un volume".

Bonomi relazionò sul suo lavoro in un affollato convegno nei mesi scorsi: "Ogni zolla ha un nome. E racconta una storia antica. Ricostruire la longevità e le citazioni dei microtoponimi è un primo passo". Da un’area all’altra la ricerca potrebbe estendersi agli altri luoghi longobardi del bacino: fra quelli già conclamati la Corte di Capiate a Olginate, la necropoli di San Martino e il "vicus Sallianensis" a Trezzo, la basilica Autarena di Fara.